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Rapporto annuale Istat sulla povertà e decreto REI. Le considerazioni della Cisl

Pubblicato il 19 Lug, 2017

19 luglio 2017 – Nessuna buona notizia dal Rapporto annuale Istat sulla povertà relativo ai dati del  2016 pubblicato il 13 luglio scorso. La povertà, sia assoluta che relativa, risulta  infatti in aumento seppur assai lieve (rispettivamente al 6,3% e al 10,6% delle famiglie) rispetto ai valori già alti fatti registrare lo scorso anno. Complessivamente la povertà assoluta riguarda 1.619.000 famiglie e 4.742.000 individui. Il dato si mostra in linea con quanto registrato negli ultimi quattro anni e testimonia un forte incremento della povertà a seguito della crisi economica. Non c’era mai stato un numero così alto di persone in tale condizione dal 2005, anno nel quale inizia la serie storica.

La lettura dei principali dati mostra che la povertà assoluta si estende nelle zone del centro-nord, al di fuori delle aree metropolitane, evidenzia un forte aumento tra le famiglie numerose (quelle con tre o più figli minori passano dal 18,3% al 26,8%), mentre è contenuta tra i nuclei con almeno un anziano (3,9%).
Interessa in misura assai significativa gli operai (12,6%), risulta lambire appena i dirigenti, i quadri e gli impiegati (1,5%) e mostra invece la crescita più sostenuta tra coloro che sono in cerca di un’occupazione (dal 19,8% al 23,2%).
Inoltre è cresciuta nell’ultimo anno di due punti l’intensità della povertà (raggiungendo il 20,7%), che misura quanto sono povere le famiglie interessate ovvero quanto la loro spesa mensile è inferiore alla soglia di povertà. Tale soglia calcolata dall’Istat, al di sotto della quale la spesa per consumi del nucleo familiare non consente di avere una vita dignitosa, varia sensibilmente a seconda della collocazione territoriale e all’ampiezza del comune di residenza del nucleo nonché in base alla sua composizione: si va dai 492 euro al mese di un anziano over 75 che vive in un comune con meno di 50.000 abitanti del mezzogiorno ai 1.982 euro per una famiglia di cinque componenti in un’area metropolitana del nord.

Pur interessando oltre un quarto delle famiglie con stranieri, la povertà assoluta interessa comunque il 4,4% delle famiglie di soli italiani, percentuale che sale al 7,5% nel meridione.
Le famiglie in povertà relativa sono più numerose: 2.734.000 che includono oltre 8.465.000 individui, la metà dei quali sono donne e quasi un quarto sono minori.
Anche la povertà relativa tende a coinvolgere in misura assai più marcata le famiglie con minori (13,2% delle famiglie con 1 minore e 42% delle famiglie numerose) e le persone in cerca di occupazione (31%),e per entrambe si registrano gli incrementi più marcati rispetto all’anno passato.

Data  l’’ampiezza del fenomeno ed ancor più alla luce dei dati diffusi dall’ Istat, la Cisl come da tempo richiesto insieme all’Alleanza contro la povertà,,torna a sottolineare l’urgenza d’introdurre uno strumento universale di sostegno al reddito. Proprio in questi giorni entra in Parlamento, a seguito della Legge Delega  il decreto attuativo sul Reddito d’Inclusione (REI) che, dopo essere stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri, e superata la tappa della Conferenza Unificata, che ne ha per parte sua suggerito alcuni aggiustamenti, attende il parere delle Commissioni competenti prima di poter essere definitivamente approvato e reso operativo dal Governo.
Il provvedimento, che sarà operativo dal prossimo anno, rappresenta un’assoluta novità nel panorama delle politiche di contrasto alla povertà in quanto introduce per la prima volta su scala nazionale uno strumento strutturale ed organico di sostegno minimo al reddito connesso con un percorso di reinserimento socio-lavorativo, che costituisce un livello essenziale delle prestazioni.

Il finanziamento limitato proveniente dal Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale non consente di estendere subito la misura a tutte le famiglie in povertà assoluta, ma il provvedimento – spiega la Cisl – parte con l’obiettivo della universalità e prevede che, in caso di incremento del fondo, attraverso un apposito Piano nazionale, con cadenza triennale e aggiustamenti annuali, possa essere progressivamente estesa la platea degli aventi diritto ed accresciuto gradualmente il beneficio economico. Inizialmente invece la platea dei beneficiari sarà ristretta ai nuclei in povertà con figli minori o disabili, con donna in stato di gravidanza, o con disoccupati che abbiano compiuto 55 anni.
Il REI è stato disegnato rispettando sostanzialmente i punti d’intesa del Memorandum siglato dal Governo con l’Alleanza contro la povertà, che è riuscita grazie alla validità della sua proposta e ad un continuo lavoro tecnico e politico prima a sollecitare adeguatamente le forze politiche sulla necessità d’introdurre la misura e successivamente ad influire sensibilmente sulle caratteristiche della stessa.

La Cisl insieme all’Alleanza contro la povertà continuerà tuttavia a lavorare per migliorare la misura in Parlamento e per definire adeguatamente il Piano Nazionale di lotta alla povertà e all’esclusione sociale, chiedendo già dalla prossima Legge di Stabilità di rinforzare lo specifico Fondo, in modo da poter ampliare la platea degli aventi diritto, rendere il sostegno reddituale più consistente e rafforzare i servizi sul territorio. Questi ultimi necessari per gestire adeguatamente i progetti personalizzati di reinserimento socio-lavorativo previsti per i beneficiari.

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