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Riorganizzazione della medicina territoriale: pubblicato il DM 77/2022 “Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale”

Pubblicato sulla G.U. il DM 77/2022 recante norme su “Regolamento recante la definizione di modelli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale del Servizio Sanitario nazionale”.
Il Decreto, denominato fino alla vigilia della promulgazione “DM 71” per richiamare una sorta di continuità on il “DM 70” sugli standard ospedalieri, rappresenta la premessa ed il punto di partenza della Riforma dell’Assistenza Territoriale definendo al suo interno un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza primaria, individuando standard tecnologici e organizzativi uniformi su tutto il territorio nazionale, promuovendo un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario ambientale e climatico.
La riorganizzazione della medicina territoriale è, quindi, una delle prime sfide da affrontare per dotare il Paese di un Servizio sanitario in grado di dare le risposte di prossimità attese ai cittadini: l’abbattimento delle liste di attesa, l’accesso ai servizi e ai farmaci sono solo alcune delle criticità che possono essere affrontate alleggerendo il sovraffollamento degli ospedali.
I progetti e le risorse economiche (circa 7 mld di euro), contenuti nella Missione 6, Componente 1, del PNRR rappresentano, un’opportunità importante per consentire l’avvio di una riforma del sistema salute con radici ben salde sul territorio, che, per noi, rappresenta il pilastro principale del SSN.
Con il DM 77/2022 vengono definiti:

  • le strutture che compongono la rete dei servizi territoriali;
  • gli standard in rapporto alla popolazione;
  • i parametri di riferimento del personale;
  • le modalità organizzative e funzionali;
  • gli obiettivi strategici di riferimento,
  • la governance del sistema.

    Il modello organizzativo disegnato ruota intorno al Distretto sanitario che costituisce il centro di riferimento per l’accesso a tutti i servizi delle ASL e che, a nostro avviso, deve rappresentare il baricentro e il motore per l’assistenza territoriale quale “struttura pubblica forte” che coordina strutture e professionisti sanitari e sociali.

    All’interno del Distretto opera la Casa della Comunità che rappresenta il fulcro della nuova rete territoriale dal momento che è il luogo dove i cittadini potranno trovare assistenza h24 ogni giorno della settimana in un modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare con equipe costituite da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialisti, infermieri di famiglia e tutti gli altri professionisti coinvolti nel processo d cura.

    Entro il 2026 saranno realizzate 1.350 Case della Comunità rinnovate e tecnologicamente attrezzate, organizzate in “hub” e “spoke “alla luce delle caratteristiche orografiche e demografiche del territorio al fine di favorire la capillarità dei servizi e maggiore equità di accesso in particolare nelle aree interne e rurali.

    Le Case di Comunità “hub” (una ogni 40.000-50.000 abitanti) prevedono l’assistenza medica (h 24 – 7 giorni su sette) ed infermieristica (h 12 – 7 giorni su sette), mentre quelle “spoke” dovranno garantire, insieme ad altri servizi come il Punto Unico di Accesso (PUA), il collegamento con il CUP aziendale e la presenza medica e infermieristica (12 ore al giorno – 6 giorni su sette).

    Al fine di evitare ricoveri ospedalieri impropri e/o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni assistenziali, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio degli assistiti vengono istituiti gli Ospedali di Comunità che svolgono proprio la funzione di facilitare la transizione dei pazienti dalle strutture ospedaliere per acuti al proprio domicilio.

    Con i Fondi del PNRR verranno realizzati 400 Ospedali di Comunità dotati di 20 posti letto ogni 100.000 abitanti.

    Alla funzione di coordinamento della presa in carico della persona e di raccordo tra i servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali provvederanno le Centrali Operative Territoriali (COT), che si interfacciano anche con la Centrale Operativa Regionale 116117. Quest’ultima è la sede del Numero Europeo Armonizzato per le cure mediche non urgenti, che offre un servizio telefonico gratuito h24 e 7 giorni su 7 per tutte le prestazioni sanitarie e sociosanitarie a bassa intensità assistenziale.

    Al Distretto afferiscono anche le Unità di Continuità Assistenziale (UCA), che vengono mantenute in vita dopo la sperimentazione durante la fase pandemica quale equipe mobile composta da almeno un medico e un infermiere per la gestione e il supporto alla presa in carico di soggetti o di comunità che versano in condizioni di particolare complessità.

    Particolare rilievo viene attribuito alla figura l’Infermiere di Famiglia o Comunità che è la figura professionale di riferimento che assicura l’assistenza infermieristica in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità in cui opera, perseguendo l’integrazione interdisciplinare, sanitaria e sociale dei servizi e dei professionisti ponendo al centro la persona.

    Per quanto attiene il potenziamento dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), che entro il 2016 dovrà raggiungere il 10% degli over 65, un ruolo fondamentale viene svolto dalla Telemedicina che rappresenta un approccio innovativo alla sanità che, se inclusa in una rete di cure coordinate, consente l’erogazione di servizi e prestazioni sanitarie a distanza attraverso l’uso di dispositivi digitali.

    Inoltre il DM 77 indica anche le modalità d’azione della Rete delle Cure Palliative, dei Servizi per la Salute dei minori, dei Consultori Familiari e per la Prevenzione in ambito Sanitario, Ambientale e Climatico.

    Nel corso degli incontri avuti in occasione dei tavoli di partenariato, insieme alle Categorie maggiormente coinvolte nei processi di riforma (FP Cisl, Cisl Medici e FNP), pur avendo espresso condivisione per il percorso, non abbiamo mancato di evidenziare le nostre preoccupazioni su alcun importanti punti, ed in primis sulla delicata questione del personale.

    I lavoratori e le lavoratrici rappresentano la colonna portante della riorganizzazione del sistema socio-sanitario in quanto solo attraverso dotazioni organiche adeguate potranno essere raggiunti gli obiettivi prefissati.

    E’ indubbio che su questo punto la riforma inizia il suo percorso in affanno dal momento che oltre un decennio di tagli e blocco del turn over hanno ingenerato ad oggi situazioni al limite della sostenibilità con carenze importanti nell’ordine di circa 60.000 infermieri e 18.000 medici, numeri destinati ad aumentare a causa dei futuri pensionamenti, tutto questo senza tener conto delle necessità di personale medico e del comparto da destinare alla sanità territoriale.

    Senza un intervento rapido e risolutivo che vada a superare il problema attraverso un robusto piano di assunzioni e di stabilizzazioni tese all’abbattimento di un precariato oramai diffusissimo, tutto il processo di riorganizzazione rischia di entrare crisi ancor prima dell’avvio, mettendo così in discussione il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

    Siamo all’inizio di un percorso nel quale si sta definendo un nuovo sistema di welfare socio-sanitario integrato, capace ancora di rispondere in modo universale ai bisogni di cura promuovendo un modello di sanità di prossimità per essere più vicini alle persone, costruendo modelli di assistenza territoriale fondati sul “cure” e sul “care” (curare e prendersi cura).

    Come CISL siamo convinti della necessità di questo processo di riforma e continueremo a vigilare affinché venga effettivamente realizzato un Servizio Sanitario nazionale, pubblico ed universale, efficace ed efficiente, sia sul versante ospedaliero sia su quello territoriale, capace di recuperare i principi fondanti del SSN a noi particolarmente cari: Universalità, Uguaglianza ed Equità.

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