Riparto Fondo nazionale e Spesa sociale dei Comuni

Pubblicato il 1 Feb, 2019
E’ stato di recente pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il Decreto di riparto del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali per il 2018, con una dotazione di circa 276 milioni di euro di cui oltre 266 destinati alle Regioni.
Il provvedimento definitivo risulta analogo alla bozza già inviata in precedenza (vedi  “Decreti di Riparto Fondi Sociali nazionali” del  21 novembre 2018, cui si rimanda anche per il commento) con l’unica integrazione – richiesta dall’Anci in sede di Conferenza unificata – relativa al vincolo per le Regioni di trasferire agli Enti locali le risorse del Fondo entro 60 giorni dalla loro effettiva disponibilità.
 
Il Decreto contiene, come già anticipato, due importanti novità rispetto al passato:
 
1) la ripartizione delle risorse del Fondo (con un vincolo programmatorio del 40% delle risorse per i servizi all’infanzia);
2) il primo Piano sociale nazionale.
 
Il risultato conseguito è stato il frutto di una azione continua della CISL, con una fitta proposizione di osservazioni e proposte, nell’ambito delle consultazioni da parte della Rete della Protezione ed inclusione Sociale. 
Ricordiamo che la Rete è un organismo costituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – previsto dal Decreto legislativo n.147/2017 istitutivo del Reddito di Inclusione – per coordinare e favorire l’omogeneità territoriale nell’ambito delle Politiche sociali, in particolare attraverso la funzione di pianificazione e monitoraggio delle risorse dei Fondi: Politiche Sociali, Non autosufficienza e Povertà. 
Questo sistema di governance partecipata, se per un verso non sembra essere interessato dalla normativa in discussione sul Reddito di Cittadinanza per quanto concerne il Fondo Politiche Sociali e quello per la Non autosufficienza; dall’altro invece appare depotenziare proprio le politiche di contrasto alla povertà. 
Le bozze di Decreto fin ora disponibili, prevedono infatti sia l’abrogazione del Comitato e dell’Osservatorio con le parti sociali costituiti nell’ambito della Rete, sia l’eliminazione del Piano nazionale per la lotta alla povertà. Resterebbe alla Rete la sola funzione di programmazione della quota di risorse rimaste nel Fondo Povertà, destinata a rinforzare i servizi ed interventi sociali per questa specifica platea.
 
Si rende pertanto meno efficace quel sistema di programmazione nazionale che ha permesso di avviare  – su politiche che interessano più livelli istituzionali – la strutturazione di un sistema di standard di spesa e di servizi sociali utili a superare l’insufficienza delle risposte rispetto alla crescente domanda e la profonda divaricazione territoriale nella offerta dei servizi, in vista della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni sociali. 
Questi elementi problematici sono stati confermati anche di recente dall’Istat, che ha pubblicato i dati sulla spesa dei Comuni per i servizi sociali, di cui vi alleghiamo il Report ed una nostra scheda di lettura che ne sintetizza ed interpreta i contenuti, anche alla luce delle analisi degli anni precedenti. 
 
 

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