“Il governo deve abbattere le accise sul costo di benzina, gasolio, gas e luce per frenare la corsa dei prezzi a causa della crisi internazionale e della speculazione che sta mettendo in ginocchio famiglie ed imprese”. Lo ha detto a Padova il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra a margine del XIII Congresso regionale della Cisl Veneto.
“Bisogna sostenere lavoratori, pensionati, famiglie ed imprese potenziando la dotazione per calmierare le bollette, riducendo anche il cuneo e le prime aliquote Irpef e valutando l’introduzione di un bonus energetico per redditi medio-bassi. Stiamo pagando in queste settimane anche i tanti ‘no’ ideologici che hanno bloccato in Italia l’estrazione di gas, la ricerca tecnologica, l’utilizzo di fonti alternative. Pure per questo il peso delle sanzioni sul nostro sistema economico sarà più alto di quello sostenuto da altri paesi della Ue. È necessario una comune strategia europea per fermare il caro energia, ampliando i margini per gli aiuti di Stato.
Serve a livello europeo un vero ‘Recovery Energetico‘ per garantire gli stock necessari ad ogni Stato, mettere in sinergia reti, tecnologie e politiche commerciali, distribuire gli aiuti con spirito solidale e mutualistico. Sul piano nazionale occorre mettere in campo una nuova strategia che incrementi la produzione domestica di gas, punti su combustibili verdi, diversificazione degli approvvigionamenti , economie circolari, efficienza energetica. Servono nuove e cospicue risorse per proteggere l’occupazione, assicurare misure di sostegno al reddito alle persone, aiutare le marginalità, sostenere le imprese soprattutto quelle che applicano i contratti maggiormente rappresentativi ed investono in sicurezza”.
Sulle vicende regionali Sbarra ha sottolineato che “il Veneto è il cuore produttivo del Paese, indica al Paese quanto sia indispensabile una nuova politica industriale che poggi su tre grandi pilastri: transizione ecologica, digitalizzazione e formazione, innovazione e sostenibilità ambientale. L’industria manifatturiera in questi anni di crisi ha sofferto per i suoi problemi di competitività, ma ha anche dimostrato vitalità e capacità di creare valore e risultati. Facendo leva sui suoi punti di forza: specializzazione di grandi e medie aziende, Pmi innovative, capacità di stare dentro le catene internazionali del valore, soprattutto in diverse filiere di qualità. Così come nonostante l’impatto negativo del Covid, delle restrizioni e della conseguente flessione dei prezzi, un pezzo cruciale dell’economia veneta, da sostenere con politiche e risorse adeguate, resta il settore agricolo, agroalimentare e agroindustriale.
L’innovazione tecnologica e digitale può e deve essere l’occasione per implementare politiche pubbliche di filiera che allarghino i confini geografici dei poli industriali, mettendo in connessione il Veneto con il resto del mondo e investendo su processi di internazionalizzazione dei processi produttivi e sulle tecnologie digitali come elementi abilitanti, attraverso un sistema che supporti la diffusione capillare, anche per le aziende piccole e piccolissime, delle necessarie competenze digitali. Serve, in Veneto come in tutto il Paese, un grande investimento sulle politiche attive e su percorsi formativi che assicurino costante riqualificazione e accesso alle competenze. Bisogna rafforzare strumenti di ingresso a forte vocazione formativa come l’apprendistato e spostare il baricentro ‘dal posto di lavoro alla persona nel mercato del lavoro’. Occorre investire di più sulla qualità dei servizi : sanità, scuola, trasporti, pubblica amministrazione, servizi verso un nuovo Patto Sociale per la crescita e la coesione sociale”.