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Convegno Industria. La Cisl lancia un patto tra istituzioni, sindacati, imprese. Sbarra: “La sfida della partecipazione, la più grande opportunità per far evolvere il nostro modello di crescita”

Pubblicato il 23 Mar, 2023

 “Senza investire nella nostra manifattura l’ltalia e l’Europa non ripartono. Chiediamo al governo di promuovere un patto per una nuova politica industriale ed energetica che raccolga la sfida delle nuove tecnologie e delle transizioni 4.0. E lo facciamo con proposte concrete, che mettono al centro il motore vero delle nostre filiere industriali: le lavoratrici e i lavoratori ben formati, contrattualizzati, resi protagonisti nei processi di innovazione”. Lo ha detto il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, a margine del convegno Cisl in corso in via Rieti a Roma: “Crescita e sviluppo sostenibile. Un Patto per l’Industria Italiana”. “È necessario investire sulle competenze, – ha proseguito Sbarra – valorizzare contrattazione e relazioni industriali, fare un grande sforzo in più su infrastrutture, Mezzogiorno, ricerca e trasferimento tecnologico. Significa rispondere meglio agli oltre 70 tavoli di crisi che riguardano i comparti della metalmeccanica, chimica, industria alimentare ed edilizia, che mettono in discussione quasi 100mila posti di lavoro. Ma soprattutto vuol dire investire sul coinvolgimento dei lavoratori alla vita delle aziende. La sfida della partecipazione è la più grande opportunità che dobbiamo cogliere per far evolvere il nostro modello di crescita coniugando sviluppo sostenibile e stabilità del lavoro, aumento dei salari e produttività, resilienza e competitività”.
Il leader della Cisl ha inoltre espresso apprezzamento per l’impostazione del Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che “in questi ultimi due mesi ha messo in campo un confronto molto strutturato e permanente con le organizzazioni sindacali confederali e di categoria sui temi della siderurgia, automotive, Stellantis, sistema moda, chimica e farmaceutica, industria alimentare e telecomunicazioni. E’ un’impostazione che condividiamo e che va rafforzata da un maggiore protagonismo del Governo nel definire una nuova visione di politica industriale ed energetica. E poi bisogna volgere lo sguardo al Mezzogiorno – ha ribadito – c’è un progressivo processo di desertificazione industriale nelle aree meridionali e senza il Sud il Paese non riparte”
Entrando poi nel merito della vertenza Tim, Sbarra ha posto l’accento sulla necessità di gestirla evitando “frammentazioni’ e spezzatini del perimetro aziendale, rilanciando una grande azienda che è decisiva per la crescita, lo sviluppo, l’innovazione e la modernizzazione del nostro Paese”.

In occasione del convegno che ha visto anche la partecipazione del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e i cui lavori sono stati introdotti dal segretario confederale Cisl con delega all’Industria, Giorgio Graziani, la Confederazione di via Po ha lanciato dunque “un patto per l’industria italiana tra Governo e parti sociali, con il supporto di università e centri di ricerca, con l’obiettivo di consolidarne la posizione di eccellenza, ma anche di porre le condizioni affinché la nostra industria affronti i cambiamenti strutturali dei prossimi anni seguendo un modello che coniughi concretamente sostenibilità ambientale, sociale ed economica”. Un Manifesto per una crescita e uno sviluppo sostenibili partendo dall’assunto che l’industria è il “pilastro fondamentale” dell’economia, capace di generare valore economico, sociale e ambientale” per la costruzione di “una società meno diseguale e più inclusiva”.

 “La crisi economica del 2008, la pandemia e, ora, la guerra in Ucraina hanno reso evidente la necessità di dotare il nostro Paese di una propria politica industriale, all’interno di una cornice europea, in grado di cogliere le opportunità dei prossimi anni, a partire dal PNRR”, sostiene la Cisl . “Serve una politica industriale basata sulla partecipazione a tutti i livelli, dal livello nazionale, con l’istituzione di una “cabina di regia “ per le politiche industriali con le parti sociali, a quello di territorio, distretto, gruppo, singola azienda, in grado di integrare dimensione orizzontale (riguardante temi quali un fisco meno oneroso, una giustizia civile più rapida, fare le infrastrutture che servono, la rete in fibra unica e pubblica) con quella verticale, a sostegno dei comparti abilitanti (chimica, fonderie, microchip, energia), del Made in Italy (moda, arredo/design, agroalimentare,..), strategici (automotive, idrogeno, automazione, scienze della vita …). Vanno inoltre sostenuti e sbloccati gli investimenti su infrastrutture materiali, sociali e digitali per un protagonismo del Mezzogiorno nelle dinamiche di integrazione euromediterranea”.
Per il sindacato di Via Po i contenuti del “patto” andranno costruiti insieme, con alcune priorità: investire nelle persone, riducendo il gap di competenze dei lavoratori e delle lavoratrici incrementando hard e soft skills con la scuola, l’università e la formazione professionale (IeFP); riformare gli ITS e rendere più solidi i rapporti tra università e aziende; aumentare l’attrattività di sistema e progettare una politica demografica e dell’immigrazione non emergenziale, riformare il sistema di aiuti alle imprese, concentrando la “potenza di fuoco” sulle scelte prioritarie, ovvero la transizione digitale, il risparmio energetico, l’economia circolare, i comparti strategici e lo sviluppo dimensionale delle PMI anche attraverso consorzi e reti. Vanno inserite delle condizionalità specifiche, relative sia al ricorso preferenziale a fornitori UE, sia alla partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti all’innovazione. Fondamentale per la Cisl investire sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico alle aziende manifatturiere, soprattutto le micro e le piccole, anche attivando l’Agenzia Nazionale per la Ricerca e riconoscendo e sostenendo il profilo del ricercatore industriale. Occorre infine diventare hub energetico europeo, di collegamento tra mediterraneo e Ue, dotandosi di un vero piano energetico che allinei i costi dell’energia ai nostri competitors europei, funzionale a un’industria più forte, basata su un mix virtuoso tra le energie rinnovabili, le nuove tecnologie e le altre fonti energetiche utili alla transizione”.

Al convegno, oltre al Ministro Urso sono intervenuti: Francesco Timpano, Professore Ordinario Università Cattolica del Sacro Cuore, di Marco Venturelli, Segretario Generale Confcooperative, di Maurizio Marchesini, Vice Presidente Confindustria, di Adolfo Urso Ministro delle Imprese e del Made in Italy, coordinati da Marco Valerio Lo Prete, Caporedattore economia Tg1. I lavori sono stati conclusi dal segretario generale Cisl, Luigi Sbarra, che nell’occasione ha anche fatto cenno all’incontro di questa sera tra i tre segretari generali di Cgil Cisl Uil volto a valutare lo stato del confronto con il Governo e la necessità di delineare il perimetro delle priorità da affrontare con urgenza con l’esecutivo. “Noi questa sera – ha detto Sbarra – con Cgil e Uil faremo una valutazione comune sullo stato del confronto con il governo. Indicheremo e lanceremo le nostre priorità, che per la Cisl rimangono fisco, pensioni, salute e sicurezza, contrasto all’inflazione, sanità, non autosufficienza, rinnovo dei contratti pubblici e privati”. “Pensiamo sia maturo il tempo per aprire anche una fase di iniziative nei luoghi di lavoro e sui territori, nella prospettiva di parlare con le lavoratrici e i lavoratori, gli anziani, i pensionati, rappresentando lo stato del confronto con il governo ed entrando nel merito dei nostri contenuti e delle nostre
proprietà”, ha aggiunto. Sbarra ha ricordato che il sindacato “lavora incessantemente, anche in queste ore, per aprire il dialogo e il confronto con il governo sui tanti dossier da cui dipendono le prospettive di crescita e sviluppo del nostro paese, speriamo che il governo capisca”.

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