“Un patto per l’industria italiana tra Governo e parti sociali, con il supporto di università e centri di ricerca, con l’obiettivo di consolidarne la posizione di eccellenza, ma anche di porre le condizioni affinché la nostra industria affronti i cambiamenti strutturali dei prossimi anni seguendo un modello che coniughi concretamente sostenibilità ambientale, sociale ed economica”. E’ la proposta contenuta nel “Manifesto per un crescita ed uno sviluppo sostenibili” presentato oggi a Roma dalla Cisl nel corso dell’iniziativa pubblica “Crescita e Sviluppo sostenibile. Un Patto per l’Industria Italiana” cui ha partecipato anche il ministro delle imprese Urso.
“La crisi economica del 2008, la pandemia e, ora, la guerra in Ucraina hanno reso evidente la necessità di dotare il nostro Paese di una propria politica industriale, all’interno di una cornice europea, in grado di cogliere le opportunità dei prossimi anni, a partire dal PNRR”, sostiene il sindacato di via po. “Serve una politica industriale basata sulla partecipazione a tutti i livelli, dal livello nazionale, con l’istituzione di una “cabina di regia “ per le politiche industriali con le parti sociali, a quello di territorio, distretto, gruppo, singola azienda, in grado di integrare dimensione orizzontale (riguardante temi quali un fisco meno oneroso, una giustizia civile più rapida, fare le infrastrutture che servono, la rete in fibra unica e pubblica) con quella verticale, a sostegno dei comparti abilitanti (chimica, fonderie, microchip, energia), del Made in Italy (moda, arredo/design, agroalimentare,..), strategici (automotive, idrogeno, automazione, scienze della vita …). Vanno inoltre sostenuti e sbloccati gli investimenti su infrastrutture materiali, sociali e digitali per un protagonismo del Mezzogiorno nelle dinamiche di integrazione euromediterranea”.
Per il sindacato di via Po i contenuti del “patto” andranno costruiti insieme, con alcune priorità : investire nelle persone, riducendo il gap di competenze dei lavoratori e delle lavoratrici incrementando hard e soft skills con la scuola, l’università e la formazione professionale (IeFP); riformare gli ITS e rendere più solidi i rapporti tra università e aziende; aumentare l’attrattività di sistema e progettare una politica demografica e dell’immigrazione non emergenziale, riformare il sistema di aiuti alle imprese, concentrando la “potenza di fuoco” sulle scelte prioritarie, ovvero la transizione digitale, il risparmio energetico, l’economia circolare, i comparti strategici e lo sviluppo dimensionale delle PMI anche attraverso consorzi e reti. Vanno inserite delle condizionalità specifiche, relative sia al ricorso preferenziale a fornitori UE, sia alla partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti all’innovazione.
Fondamentale per la Cisl investire sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico alle aziende manifatturiere, soprattutto le micro e le piccole, anche attivando l’Agenzia Nazionale per la Ricerca e riconoscendo e sostenendo il profilo del ricercatore industriale. Occorre infine diventare hub energetico europeo, di collegamento tra mediterraneo e Ue, dotandosi di un vero piano energetico che allinei i costi dell’energia ai nostri competitors europei, funzionale a un’industria più forte, basata su un mix virtuoso tra le energie rinnovabili, le nuove tecnologie e le altre fonti energetiche utili alla transizione”.