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Veneto. Lovisotto (Fim Cisl): “Contratto metalmeccanici: Venerdì sciopero. Aumenti salariali insufficienti, serve responsabilità da parte delle associazioni datoriali” 

Pubblicato il 17 Giu, 2025

Dopo oltre un anno dalla scadenza del Contratto nazionale dei metalmeccanici, il clima tra sindacati e Federmeccanica è sempre più teso. Mentre i lavoratori riceveranno a giugno un aumento minimo di 27,70 euro grazie alla clausola di ultrattività prevista dal contratto del 2021, la trattativa per il rinnovo resta bloccata. Le organizzazioni sindacali Fim, Fiom e Uilm accusano Federmeccanica e Assistal di irresponsabilità e di aver fatto naufragare il negoziato. In risposta, è stato proclamato uno sciopero generale di 8 ore per il 20 giugno in tutte le regioni d’Italia.L’appuntamento per i metalmeccanici veneti sarà venerdì a Mestre. Il concentramento del corteo sarà a Corso del Popolo alle 9.00, proseguirà per Piazza XXVII Ottobre, via Poerio e terminerà a Piazza Ferretto. Saranno oltre 200 i lavoratori e le lavoratrici che dalla provincia di Belluno raggiungeranno Mestre per protestare contro lo stallo della trattativa, in rappresentanza dei circa 6 mila addetti del settore in provincia di Belluno.
“Non si tratta di un conflitto ideologico – sottolinea il segretario generale della Fim Cisl Belluno Treviso Alessio Lovisotto – ma di difendere la dignità del lavoro e il futuro del Paese. Le accuse, secondo cui sarebbero stati i sindacati a interrompere le trattative, sono smentite dai fatti: dopo un anno di confronto, la piattaforma unitaria è stata respinta quasi in toto da Federmeccanica. Nessun aumento certo, nessuna apertura sui diritti e sulla sicurezza, solo una rigida adesione all’andamento futuro dell’inflazione. Rinnovare il contratto nazionale è l’unico modo per dare certezze ai lavoratori, contrastare la precarietà, garantire sicurezza e rilanciare l’intero sistema industriale”.
La piattaforma unitaria presentata da Fim, Fiom e Uilm per il rinnovo del contratto per il periodo 2024-2027 propone un aumento salariale di 280 euro in tre anni, la sperimentazione dell’orario a 35 ore, incentivi per la stabilizzazione, più ore di formazione, misure specifiche in materia di salute e sicurezza e di conciliazione vita-lavoro attraverso l’introduzione di misure di welfare aziendale e di flessibilità oraria.
Le associazioni datoriali hanno rigettato la proposta di aumento, così come hanno spinto per un peggioramento del meccanismo attuale di erogazione salariale, posticipando di 6 mesi il pagamento nei casi di scostamento tra inflazione prevista e consuntivata, né hanno considerato l’elemento di professionalità, contrattato nel 2021, non erogato negli ultimi due aumenti contrattuali. Nessuna apertura neppure su molte parti normative, come ad esempio sulle differenze di genere, sulla riduzione dell’orario di lavoro, sullo smart working, sull’orario di lavoro, sulla stabilizzazione dei contratti precari, sull’inquadramento e sulla formazione. 
“Da parte di Federmeccanica – sottolinea Lovisotto – registriamo una chiusura totale, perché ha posto una pregiudiziale inaccettabile: nessuna quantificazione salariale nel nuovo contratto. Una posizione assurda e fuori da ogni logica di contrattazione collettiva, mai vista in altri settori del Paese. Federmeccanica insiste nel voler legare tutto solo all’inflazione futura, evitando qualsiasi aumento certo per i prossimi anni. Una posizione tanto più insostenibile, se si guarda all’accordo firmato lo scorso 6 giugno con Stellantis, Ferrari, CNHI e Iveco: un aumento del 6,6% (139 euro medi mensili) e una tantum di 480 euro. Se si può fare con le grandi aziende, perché non con tutto il settore?”.
Secondo Federmeccanica, tra il 2008 e il 2024 le retribuzioni nella metalmeccanica sarebbero aumentate del 45%, a fronte di un’inflazione del 31%. Ma i dati di ISTAT, Banca d’Italia e OCSE smentiscono questa narrazione: i salari reali italiani restano circa l’8% sotto i livelli del 2021. Le recenti rivalutazioni nominali hanno solo parzialmente compensato l’inflazione esplosa tra 2022 e 2023, ma non hanno invertito la tendenza.
“La realtà – spiega il segretario generale della Fim Belluno Treviso – è che molte famiglie metalmeccaniche fanno i conti ogni mese con aumenti di bollette, carburanti, affitti e spese alimentari che superano abbondantemente gli incrementi in busta paga. Federmeccanica continua a presentare come vantaggioso il welfare aziendale: flexible benefit da 400 euro lordi l’anno per asili, trasporti o libri scolastici. Ma non si può barattare salario reale con benefit parziali: il pasto non si paga con un buono asilo. Serve più stipendio netto in busta. L’aumento salariale vero resta l’unico strumento per sostenere i consumi e contrastare la povertà lavorativa”.

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