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Scuola. Barbacci (Cisl): “Dopo l’informativa su avvio a.s. 2025/26. Su reclutamento e organici serve un deciso cambio di rotta”

Pubblicato il 9 Ott, 2025


I dati forniti dal Ministero nell’informativa del 7 ottobre, confermando il permanere di criticità che si trascinano da tempo, dimostrano quanto sia indispensabile affrontare in termini nuovi e diversi sia il problema del reclutamento, sia quello degli organici. Sul reclutamento, come andiamo ripetendo da anni, è di tutta evidenza l’impossibilità di soddisfare il fabbisogno di docenti con un sistema basato esclusivamente sui concorsi per esami. Serve un sistema a due canali, uno dei quali destinato a valorizzare la professionalità acquisita sul campo con anni di lavoro precario. È questa la direzione da intraprendere, una volta completate le procedure cogenti previste dal PNRR e dopo aver dato corso all’assunzione degli idonei nei concorsi banditi negli ultimi anni. Lo abbiamo ribadito qualche giorno fa nell’audizione al Senato sul disegno di legge su formazione e reclutamento dei docenti. Per il personale ata, va rimossa la norma che impone di contenere le assunzioni nel limite del turnover. Per quanto riguarda gli organici, l’alto numero di contratti precari, anche se inferiore alle punte registrate negli ultimi anni scolastici (nel 2021/22 i docenti precari sfiorarono i 225.000), segnala che gli organici di diritto, attualmente definiti con riferimento al numero delle classi e alle ore dei curricoli ordinamentali, sono largamente insufficienti rispetto alle reali esigenze di funzionamento del sistema.  Con i criteri attuali, potrebbe profilarsi la prospettiva di pesanti tagli come diretta conseguenza del calo demografico. La Ragioneria dello Stato, con logica perfettamente in linea con la propria denominazione, è arrivata a stimare in centomila il numero di docenti di cui si potrebbe fare a meno, nell’arco di un decennio, a causa della prevista diminuzione del numero di alunni. Uno scenario che sarebbe disastroso e che consideriamo inaccettabile.Serve invece impostare una politica degli organici non vincolata a criteri essenzialmente quantitativi, ma integrati col riferimento ad altri che potremmo definire “qualitativi”, quali ad esempio la necessità di favorire l’insegnamento personalizzato, l’incremento del tempo scuola, il recupero degli svantaggi, un’offerta formativa permanente e ricorrente anche per gli adulti, l’integrazione degli studenti con background migratorio, il cui numero è da ipotizzarsi in crescita significativa. La scuola ha bisogno di organici stabili, in grado di far fronte a tutte le esigenze di un sistema complesso, ivi compresa quella, incomprimibile, di coprire tutti i posti attivati. Un sistema del quale è indispensabile rafforzare efficacia, qualità, equità. Questa la via da seguire, se veramente si considera la formazione come leva strategica per lo sviluppo e come fattore rilevante per la crescita del PIL, a beneficio dell’intero Paese e in modo particolare per le aree più svantaggiate, considerando che il permanere di tale condizione di svantaggio agisce inevitabilmente come freno per il sistema nel suo complesso. Grazie alle forti pressioni esercitate in sede di confronto sulle ultime leggi bilancio, si è finora evitato che prevalesse del tutto una logica di corrispondenza meccanica fra calo demografico e riduzione degli organici: un obiettivo che la CISL Scuola ribadisce come irrinunciabile anche per quanto riguarda il confronto sulla manovra economica per il 2026.