“Dopo 24 anni di ammortizzatori sociali e diversi milioni di fondi pubblici, non è possibile accettare 479 esuberi e la rispettiva chiusura di due dei cinque stabilimenti. Consideriamo finito il tempo delle responsabilità a carico solo delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo Natuzzi, che da anni pagano le scelte sbagliate dell’azienda dopo ben 8 piani industriali. I dipendenti sono stanchi di questa situazione, le istituzioni devono poter garantire un percorso serio, di vero rilancio industriale. Se così non dovesse essere, siamo pronti a ogni forma di mobilitazione pur di salvare questo importante presidio industriale del Mezzogiorno”. Lo dichiarano in una nota le segreterie nazionali di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, a seguito dell’incontro di questa mattina al Mimit.
“Il piano industriale di Natuzzi non ci convince – spiegano i sindacati – non solo sul fronte degli investimenti, che sono letteralmente assenti, ma soprattutto sulla riduzione del personale e sulla chiusura di due dei cinque stabilimenti del Gruppo. Così come è sparita dal piano la internalizzazione del lavoro precedentemente delocalizzato in Romania. Noi – spiegano – torniamo a chiedere garanzie precise per il futuro, una revisione del piano industriale, nessun atto unilaterale fino alla condivisione di un percorso, un piano di incentivi all’esodo per il personale prossimo alla pensione e una cabina di regia permanente al Mimit”. Al termine dell’incontro la Regione Puglia ha chiesto di riattivare il tavolo regionale, richiesta accolta positivamente dalle organizzazioni sindacali, mentre il Mimit ha proposto un nuovo incontro per la data del 25 febbraio prossimo, dopo il tavolo convocato dalle regioni per il 9 gennaio.


