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Pensioni. Breve Rapporto statistico INPS

Pubblicato il 6 Giu, 2017

6 Giugno 2017 – Pubblicato dall’INPS un rapporto statistico sugli andamenti delle prestazioni pensionistiche previdenziali e assistenziali (escluse le gestioni dei dipendenti pubblici e ex Enpals) dell’Istituto vigenti al 1 gennaio 2017 e liquidate nel 2016. Il documento conferma alcuni trend già evidenziati da anni:

le pensioni vigenti al 1/1/2017 sono 18.029.590 di cui 14.114.464 di natura previdenziale cioè connesse al versamento di contributi mentre le altre sono di tipo assistenziale (assegni sociali e invalidità civili) con una riduzione dell’1,3% delle prime se si confrontano le prestazioni liquidate tra 2015 e 2016 a fronte di un aumento dell’1,98% delle seconde.

Altri elementi particolarmente significativi del rapporto riguardano l’età di pensionamento e l’importo delle prestazioni, anche perché mettono in evidenza forti differenze di genere. Per quanto riguarda l’accesso alla pensione di vecchiaia, tra il 2011 e i primi due mesi del 2017 mediamente l’età di pensionamento è aumentata di 3 anni e 4 mesi, ma l’aumento è pari a 3 anni e 7 mesi per le donne e di soli 9 mesi per gli uomini, chiara fotografia dell’accelerato incremento dei requisiti per le lavoratrici voluto dalla manovra Monti-Fornero. Invece, per quanto riguarda le pensioni di anzianità/anticipate l’incremento dell’età nello stesso periodo di assesta su 2 anni e 2 mesi per uomini e donne. Inoltre, il numero delle pensioni di vecchiaia e di anzianità/anticipate liquidate tra il 2015 e il 2016 si è ridotto del 30,49% per le prime e del 25,99% per le seconde. E’ evidente in questo risultato il combinato disposto di quanto previsto dalla legge 214/2011 e dell’automatico aumento dei requisiti per la variazione dell’aspettativa di vita. Il 63,1% delle prestazioni esaminate ha un importo inferiore a 750 € mensili e il dato, piuttosto allarmante sebbene un pensionato possa essere titolare di più di una pensione e quindi godere di un reddito pensionistico più alto, diventa ancora più grave se si guarda alle pensionate poiché del complesso di queste prestazioni ben il 76,6% ha come titolare una donna. La frammentazione contributiva, la difficoltà di trovare lavoro e i problemi di conciliazione tra vita e attività lavorativa per le donne sono efficacemente sintetizzati in questa percentuale.

E’ anche guardando a numeri come questi che la Cisl ritiene indispensabile continuare sulla strada di un confronto costante e costruttivo con il Governo, e così proseguirà a fare nelle prossime settimane affrontando la “fase due” dell’accordo del 28 settembre.

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