Le pensioni dal 2011 ad oggi: effetti dei principali interventi a favore e contro. Evidenze e stime dalla banca dati Caf Cisl

Pubblicato il 25 Mag, 2017

Maggio 2017  – Un breve rapporto sulle pensioni e sugli effetti che i principali interventi hanno avuto su di esse dal 2011 ad oggi. Lo studio, elaborato secondo le evidenze  e le stime della banca dati Caf Cisl, è stato presentato in occasione del Congresso Nazionale della Fnp Cisl svoltosi a Riccione dal  29 al 31 maggio 2017.  

“Nella prima parte di questo breve rapporto si vede come ha agito, dal 2012 in avanti, il blocco delle rivalutazioni pensionistiche, combinato con l’andamento dell’Irpef e, soprattutto, delle imposte locali addizionali. Di fatto, fatta eccezione per le pensioni fino a 3 volte la minima (ca. 18 mila € annui), un po’ tutti i percettori di reddito da pensione ci hanno rimesso. Nella seconda parte, invece, si è valutata la portata e il significato delle due misure che, a partire dal 2016, sono implementate a favore di questa categoria: ampliamento delle no tax area e intervento sulle quattordicesime. L’ampliamento della no tax area non produce grossi effetti in termini redistributivi. Esso, infatti, va sostanzialmente ad ampliare le detrazioni Irpef beneficiate da una platea di contribuenti che, di fatto, già prima dell’anno d’imposta 2016, non pagava l’imposta netta, perché incapiente, o ne pagava poca. Ciò è confermato dalla spesa limitata che, a livello macro, questa manovra ha per i conti pubblici. In base alle stime della Ragioneria dello Stato, l’ampliamento della no tax area per l’anno d’imposta 2016 produce una spesa di 147 mln, che crescono a 213 mln per il 2017 (per effetto della parificazione del trattamento tra under e over 75enni).
Considerando che, in base alle statistiche del Dipartimento delle Finanze, i pensionati italiani sono circa 14,7 mln (anno d’imposta 2015) e che quelli con reddito tale da essere interessati in qualche misura dal ritocco della no tax area possono essere stimati in circa 3,7 mln9, il beneficio medio determinato dall’ampliamento della no tax area per il 2016 è calcolabile in 40 € annui per ciascuno dei potenziali interessati, valore che sale a 58 € per il 201710. Maggiore è, invece, l’effetto indiretto della misura, vale a dire l’esenzione dalle imposte locali. L’effetto davvero importante prodotto da questo intervento è, tuttavia, quello di mettere fine ad una disparità di trattamento tra pensionati e lavoratori dipendenti nonché, all’interno dei primi, tra chi ha un’età maggiore di 75 anni e chi inferiore. È auspicabile, in futuro, un ulteriore intervento che parifichi del tutto il regime di detrazioni tra pensionati e dipendenti, senza limitarsi solo al trattamento spettante a chi percepisce i redditi più bassi. Più consistente l’intervento sulle quattordicesime. In questo caso, la Ragioneria dello Stato stima un costo dell’intervento pari a 800 mln annui per il 2017 e per gli anni successivi. Esso, almeno in piccola parte, sembra ristabilire un minimo di equità rispetto ai lavoratori dipendenti, che già dall’anno d’imposta 2014 percepiscono il bonus fiscale. Anche in questo caso è auspicabile un intervento espansivo della misura, dal momento che gli 800 mln messi in campo sono decisamente meno dei 10 mld impiegati per il finanziamento del bonus 80 €. Guardando all’effetto combinato del blocco delle rivalutazioni e degli interventi a favore delle pensioni, si può facilmente individuare nei pensionati con reddito maggiore ai 15/18 mila € la categoria più bistrattata dal 2012 in avanti11. Si può affermare, senza pericolo di smentita, che si stiano attuando nei confronti di questi soggetti una serie di interventi che, di fatto, stanno realizzando, per via indiretta, una rideterminazione degli importi pensionistici erogati che non passa attraverso una rimodulazione del livello della pensione in base all’effettivo monte contributivo accumulato nel tempo. Lì dove l’intento del Legislatore fosse, effettivamente, questo, sarebbe auspicabile che ciò avvenisse, in maniera più diretta e trasparente, guardando alla storia contributiva di ognuno, in modo tale che venga posto termine all’attuale indiscriminata modalità di perseguire questo obbiettivo. Inoltre, nel momento in cui, un domani, si procedesse affettivamente a rivedere l’importo della pensione percepita dagli attuali pensionati in base ai contributi effettivamente accumulati negli anni di lavoro, sarebbe bene si tenesse conto di quanto successo a partire dal 2012, di modo tale che quanto già “restituito” attraverso il “canale fiscale” (riconducendo a questo gli interventi di varia natura visti in questo rapporto) sia considerato nel ricalcolo”.

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