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Pensioni. Statistiche INPS sugli andamenti delle prestazioni pensionistiche vigenti da gennaio 2017, liquidate nel 2016

Pubblicato il 3 Apr, 2017

3 Aprile 2017 – In un breve rapporto statistico l’INPS da conto degli andamenti delle prestazioni pensionistiche dell’Istituto vigenti al 1 gennaio 2017 e liquidate nel 2016. Il documento conferma alcuni trend, già da tempo evidenziati, significativi secondo la Cisl in questa fase di confronto con il Governo sulle pensioni ed alla luce dei quali risulta per la confederazione ancor più indispensabile proseguire sulla strada di un confronto costante e costruttivo con il Governo, come sta avvenendo in questa  ‘fase 2’ dell’’accordo del 28 settembre.

L’analisi della situazione delle prestazioni pensionistiche previdenziali e assistenziali (escluse le gestioni dei dipendenti pubblici e ex Enpals) sottolinea che le pensioni vigenti al 1/1/2017 sono 18.029.590 di cui 14.114.464 di natura previdenziale cioè connesse al versamento di contributi mentre le altre sono di tipo assistenziale (assegni sociali e invalidità civili) con una riduzione dell’1,3% delle prime se si confrontano le prestazioni liquidate tra 2015 e 2016 a fronte di un aumento dell’1,98% delle seconde.

Altri elementi particolarmente significativi del rapporto riguardano l’età di pensionamento e l’importo delle prestazioni, anche perché mettono in evidenza forti differenze di genere. Per quanto riguarda l’accesso alla pensione di vecchiaia, tra il 2011 e i primi due mesi del 2017 mediamente l’età di pensionamento è aumentata di 3 anni e 4 mesi, ma l’aumento è pari a 3 anni e 7 mesi per le donne e di soli 9 mesi per gli uomini, chiara fotografia dell’accelerato incremento dei requisiti per le lavoratrici voluto dalla manovra Monti-Fornero. Invece, per quanto riguarda le pensioni di anzianità/anticipate l’incremento dell’età nello stesso periodo di assesta su 2 anni e 2 mesi per uomini e donne. Inoltre, il numero delle pensioni di vecchiaia e di anzianità/anticipate liquidate tra il 2015 e il 2016 si è ridotto del 30,49% per le prime e del 25,99% per le seconde. E’ evidente in questo risultato il combinato disposto di quanto previsto dalla legge 214/2011 e dell’automatico aumento dei requisiti per la variazione dell’aspettativa di vita. Il 63,1% delle prestazioni esaminate ha un importo inferiore a 750 € mensili e il dato, piuttosto allarmante sebbene un pensionato possa essere titolare di più di una pensione e quindi godere di un reddito pensionistico più alto, diventa ancora più grave se si guarda alle pensionate poiché del complesso di queste prestazioni ben il 76,6% ha come titolare una donna. La frammentazione contributiva, la difficoltà di trovare lavoro e i problemi di conciliazione tra vita e attività lavorativa per le donne sono efficacemente sintetizzati in questa percentuale.

 

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