Cosa cambia dal primo gennaio 2018 nel sistema previdenziale italiano anche alla luce dell’accordo sulla legge di stabilità

Pubblicato il 11 Gen, 2018
  1. Dopo due anni di stasi torna la perequazione delle pensioni. L’importo delle pensioni grazie all’adeguamento all’inflazione sale dell’1,1%. Per capirci, una  pensione di 1.000 € avrà un incremento annuo di 140 euro. L’adeguamento si applica in misura piena per le pensioni pari a tre volte il trattamento minimo (507,41€) quindi stiamo parlando di 1.505,67 € lordi poi scende proporzionalmente con il crescere dei trattamenti al 95%/75%/50%/45% fino ad azzerarsi per i trattamenti pari a 6 volte il minimo del valore di 3.011 € lordi. Sale in proporzione anche importo dell’assegno sociale e dell’invalidità civile.
  1. Purtroppo, per effetto della riforma Monti / Fornero del 2011 l’età per andare in pensione delle lavoratrici del settore privato sarà equiparata a quella dei dipendenti del pubblico impiego, sia uomini che donne, cioè 66 anni e 7 mesi di età con 20 anni di contributi. Finora le dipendenti del settore privato andavano in pensione 1 anno prima. Si incrudiscono anche le regole per il pensionamento delle lavoratrici autonome: cinque mesi in più al lavoro.
  1. Rimangono invariate le regole della pensione anticipata sia per il comparto pubblico che per il privato: anche nel 2018 si potrà lasciare il lavoro indipendentemente dall’età anagrafica purché si abbiano 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne.

NEL 2018 ARRIVANO NOVITÀ IMPORTANTI GRAZIE ALL’ACCORDO (impegni assunti dal Governo a seguito della trattativa con il sindacato) DELLO SCORSO MESE DI NOVEMBRE FATTO PROPRIO DALLA LEGGE DI STABILITA’

Si moltiplicano i canali di accesso anticipato alla pensione con correttivi importanti alla legge Fornero (non più intangibile)  tramite:

     

  • Ape sociale
  • Ape volontaria
  • Ape aziendale
  • Pensione per lavoratori precoci
  • Rendita integrativa anticipata (Rita)
  • Isopensione/Prepensionamento

In breve:

  1. L’Ape sociale è  l’anticipo pensionistico a carico dello Stato (con un assegno fino a 1500 €) a partire dai 63 anni di età che  amplia la platea dei potenziali destinatari e potrà essere applicata:
  • – ai lavoratori che compiano lavori gravosi per 6 anni negli ultimi 7 oppure 7 anni negli ultimi 10 e siano compresi nelle categorie  recentemente ampliate a 15,  a patto che abbiano 63 anni di età e 36 anni di contributi;
  • – ai disoccupati fuoriusciti dal bacino degli ammortizzatori da almeno 3 mesi con 63 anni e 30 anni di contributi, compresi i lavoratori che hanno terminato in contratto di lavoro a termine se hanno almeno 18 mesi di lavoro dipendente negli ultimi 36 mesi;
  • – ai lavoratori che assistono da almeno sei mesi il coniuge o parenti di primo grado disabili gravi conviventi che abbiano almeno 63 anni di età e 30 anni di contributi. A certe condizioni questa possibilità si estende anche in caso di assitenza a parenti o affini di secondo grado.
  • – ai lavoratori invalidi al 74% e più purché abbiano compiuto 63 con almeno 30 anni di contributi.
  • – alle donne che abbiano compito 63 anni con lo sconto di 1 anno per figlio fino a un massimo di due anni da scomputare sui contributi richiesti.
  1. L’ Ape volontaria – altro non è che un prestito a valere sulla futura pensione che si ripaga in rate ventennali a tasso fisso ed esente da imposte. Si tratta di un prestito che verrà rimborsato a tassi agevolati con una trattenuta mensile fino a 20 anni a partire dalla prima rata di pensionamento.
  • – si possono avvalere del predetto istituto i lavoratori che abbiano 63 anni di età, 20 anni di contributi e l’importo della futura pensione non deve essere inferiore a circa 750 euro  mensili.
  1. L’Ape aziendale – che altro non è che la versione aziendale dell’Ape volontaria con i contributi a carico dell’azienda.
  1. La pensione per lavoratori precoci cioè quelli che hanno almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima dei 19 anni di età. Questi possono andare in pensione con 41 anni di contributi invece di 42 anni e 10 mesi (o 41 anni e 10 mesi se donne) se rientrano in una delle categorie sopra elencante: cioè 15 tipologie di lavori gravosi, disoccupati che hanno terminato gli ammortizzatori sociali, lavoratori che assistono parenti disabili gravi, lavoratori invalidi oltre il 74%, oppure se svolgono lavori usuranti.
  1. La rendita integrativa anticipata (Rita)
  • – E’ la possibilità per gli iscritti a fondi di previdenza complementare di chiedere in anticipo la rendita dal fondo, è necessario:
  • che raggiungono il requisito pensionistico per la vecchiaia entro 5 anni;
  • essere disoccupati da oltre 24 mesi  con la prospettiva del raggiungimento del requisito per la pensione di vecchiaia entro 10 anni.

In questo caso la rendita temporanea verrà erogata fino al pensionamento di vecchiaia e sarà calcolata sul montante versato e con tassazione agevolata (15%) se iscritto al fondo da più di 15 anni ulteriore tassazione agevolata fino a un massimo del 6%.

  1. Isopensione o prepensionamento
  • E’ stata introdotta dalla legge 92 del 2012  e permette ai lavoratori dipendenti in esubero di andare in pensione anticipata fino a 4 anni prima con un costo interamente a carico dell’azienda e per questo finora è stato utilizzato solo da quelle grandi.
  • La legge di Bilancio 2018 ha ampliato la possibilità di questo prepensionamento fino a 7 anni.
  • Serve per poter dare corso a questa tipologia di strumento un accordo tra azienda e sindacati.
  • L’anticipo di pensione può arrivare fino a 7 anni e potrà essere reso possibile anche nelle piccole aziende dove previsto dai fondi bilaterali.

Tassazione agevolata per dipendenti pubblici iscritti ai fondi pensione

Altra novità è che dal 2018 ai dipendenti pubblici iscritti ai fondi di previdenza complementare si applicheranno finalmente le stesse regole fiscali applicate ai dipendenti privati che sono più favorevoli. E’ una richiesta che il sindacato ha formulato da molti anni e ora è stata accolta.

Nel 2018 il cantiere previdenziale rimarrà aperto e  si dovrà lavorare

  • – Per realizzare la nuova governance dell’Inps separando previdenza e assistenza e restituendo risorse al montante previdenziale;
  • – rendere strutturale l’ape sociale;
  • – realizzare la pensione contributiva di garanzia per i giovani;
  • – rivedere il meccanismo dell’aspettativa di vita;
  • – integrare le categorie dei lavori gravosi e usuranti attraverso il confronto nella specifica commissione stabilità dall’accordo governo sindacati.
  • – intervenire sugli importi delle pensioni in essere attraverso una innovando il meccanismo della perequazione;
  • – incentivare l’adesione ai fondi di previdenza complementare nel sistema pubblico.

Molti di questi aspetti potranno essere affrontati nelle due commissioni di lavoro e di studio previste dal citato accordo Governo Sindacati utile a restituire al Paese un sistema previdenziale amico del lavoro e dei lavoratori.

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