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Decreto riparto Fondo Politiche sociali e Fondo povertà 2017 – Spesa sociale dei Comuni

Gennaio 2018. E’ stato finalmente pubblicato nei giorni scorsi in Gazzetta Ufficiale il Decreto di riparto del Fondo nazionale politiche sociali per il 2017 che consegue una complessa vicenda relativa ai rapporti finanziari tra Stato e Regioni. Infatti, visto il mancato raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica da parte delle Regioni,  nel febbraio 2017 era intervenuta una intesa tra Governo, Regioni e Province autonome  che aveva operato una iniziale drastica riduzione alla dotazione dei principali Fondi sociali nazionali, che  – anche grazie alle  pressioni della Cisl – è stata in parte recuperata attraverso una successiva intesa istituzionale del settembre scorso.
 
L’ammontare del Fondo quindi – nonostante la Legge di Stabilità per il 2017 avesse stanziato circa 311,5 milioni di euro – risulta ridotto a 77,8 milioni di euro (circa 65 destinati alle Regioni e 13 al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), ma ad essi si aggiungono  – e vengono ripartiti sempre con il Decreto in oggetto –  altri 212 milioni di euro derivanti dal Fondo Povertà residui dell’annualità precedente e reimpiegati nel 2017 grazie a quanto previsto dal Decreto Legislativo 147/2017 applicativo della Legge delega per il contrasto alla povertà. 
L’ammontare complessivo delle risorse a disposizione delle Regioni è quindi pari a circa 277 milioni di euro, che risulta analogo a quello degli anni precedenti. 
 
Le risorse del Decreto, pur provenendo da fonti diverse sono state ripartite tra le Regioni con i medesimi criteri adottati per il FNPS ed il loro impiego rientra in una medesima programmazione regionale relativa a tutte le  aree di utenza e secondo i macro livelli e gli obiettivi di servizio delle precedenti annualità. A differenza degli anni precedenti però – tenendo conto dell’avvio del ReI partito a dicembre 2017 – si prevede che sia data priorità al finanziamento di quei servizi destinati  all’accesso ed alla presa in carico ed alle misure di inclusione finalizzati ad implementare e permettere la tempestiva operatività di questo nuovo importante strumento di contrasto alla povertà.
 
Ulteriore novità intervenuta nel Decreto di quest’anno e derivante dalla Riforma del Terzo Settore riguarda lo scorporo dal Fondo in oggetto di circa 22 milioni di euro che erano finalizzati a sostenere il mondo dell’associazionismo e del volontariato e che avrà un suo specifico capitolo di bilancio sempre presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. 
 
La soluzione adottata pertanto, se permette di mantenere stabili le risorse a disposizione del sistema degli interventi e servizi per il welfare locale non supera alcune debolezze di fondo quali: l’incertezza degli stanziamenti – nonostante il Fondo sia stato reso strutturale;  l’insufficienza delle risorse per riequilibrare un sistema di offerta fortemente divaricato territorialmente; la frammentazione dei trasferimenti in molteplici linee di finanziamento senza un quadro nazionale di riferimento programmatorio.
 
Limiti questi confermati anche dalla lettura della indagine Istat sulla spesa sociale dei Comuni  che pur attestando un maggiore investimento nel welfare territoriale (6,932 miliardi di euro nel 2015 +1% rispetto al 2013) dopo anni di riduzione, non riesce a recuperare quanto veniva impegnato nel 2010 e rappresenta comunque una quota modesta del Pil 0,42% .
Permangono inoltre forti differenze territoriali nella spesa pro capite, anche all’interno della stessa Regione. Infatti se è pari a 114 euro quella nazionale si apprezzano oscillazioni che vanno da 21 euro in Calabria ad 86 in Umbria a 508 nella Provincia di Bolzano.
Non a caso il 60,5% del finanziamento della spesa sociale deriva da risorse proprie dei Comuni e solo il 9,2% arriva dal Fondo Politiche Sociali, peraltro con una riduzione della sua incidenza che era del 13% nel 2006.  
Vi è pertanto la necessità, come richiesto dalla Cisl,  di avviare con la nuova legislatura un processo riformatore che: intervenga sul sistema di governance (anche implementando  quanto previsto dal Decreto legislativo 147/2017 rispetto alla rete della protezione sociale); investa nei servizi sociali e socio sanitari definendo e finanziando adeguatamente i livelli essenziali delle prestazioni sociali; favorisca la partecipazione ed il contributo degli attori sociali.
 
 

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