“(La crescita del Pil) E’ un segnale incoraggiante, frutto anche del contributo di milioni di lavoratori. Si tratta di dare con la prossima manovra un impulso alla crescita e agli investimenti pubblici e privati, con nuove politiche industriali e infrastrutturali, un taglio delle tasse sui ceti medi e popolari e il rinnovo dei contratti pubblici. (…) Solo dal confronto possono nascere misure eque e durature. La polarizzazione politica non fa bene al Paese. Sulla manovra e’ imprescindibile un dialogo costruttivo tra il governo e le parti sociali riformiste e responsabili. Dovranno essere riconfermate alcune conquiste di questi anni a partire dalla riduzione del cuneo fiscale per le fasce medio-popolari e dell’accorpamento delle prime due aliquote Irpef. Bisogna dare continuità alla defiscalizzazione sui frutti della contrattazione e garantire l’indicizzazione delle pensioni. Chiediamo interventi a favore della famiglia e della natalità e a supporto della non autosufficienza. Serve un forte investimento nel pubblico impiego, sulla sanità e nella scuola. (…) Bisogna riaprire il tavolo sulle pensioni e lavorare intanto su tre priorità: pensione di garanzia per i giovani , sostegno alla previdenza complementare e flessibilità in uscita. Sull’autonomia si stanno scatenando tifoserie politiche contrapposte. L’approccio apocalittico da una parte e il tentativo, dall’altra, di farla passare come la panacea di tutti i mali. Non ci iscriviamo né all’una né all’altra fazione, e facciamo nostre le parole di Sabino Cassese: la riforma è una realtà dal 2001 e il disegno autonomistico è prefigurato dagli stessi padri costituenti. Si tratta di dargli buona applicazione, garantendo che l’attuazione assicuri solidarietà, coesione sociale e unità del Paese”.