(…) “Sulla scelta del 2035 grava molta ideologia. Un’impostazione rigida e burocratica che mortifica la sostenibilità sociale, componente essenziale della giusta transizione. La decarbonizzazione va realizzata con convinzione, ma anche realismo. Vale a dire nella gradualità richiesta dalla riconversione dei comparti produttivi, a partire proprio dall’automotive. La situazione in Germania è la prova di quanto sosteniamo da tempo. È da anni che parliamo di rischio occupazionale, di pericolo di deindustrializzazione, di 70 mila lavoratori italiani a rischio. È un problema di tutta l’Europa. Servono interventi capaci dare garanzie occupazionali, riqualificazione, nuove competenze. (…) “In Germania c’è una cosa che si chiama mitbestimmung, la partecipazione dei lavoratori alla governance aziendale. Per legge. Per questo gli scioperi sono così rari. Noi, che la partecipazione la chiediamo a gran voce e la vogliamo esaltare per via contrattuale con un progetto di legge alla Camera non facciamo nessun mea culpa. Non credo ci sia bisogno di ricordare come per la Cisl lo sciopero sia strumento di ultima istanza, ma questo non vuol dire che sia un tabu. Quando è necessario, come nelle mobilitazioni di questi giorni, non esitiamo. Il nostro obiettivo è tutelare le professionalità impiegate in Ita Airways, per esempio, e nel trasporto locale che da mesi manifestano le proprie difficoltà alle aziende”. (…) “Il dossier sulle pensioni deve tornare sul tavolo di Palazzo Chigi e essere oggetto di confronto con le parti sociali. Quota 41 era una delle nostre richieste, ma senza limiti di età o ricalcolo contributivo. Da sola questa misura, però, non può bastare. La logica delle quote non funziona dove il lavoro è più debole, più precario. Quello che serve al più presto è una pensione di garanzia per i giovani, un sostegno alla previdenza complementare, forme di maggiore inclusione e flessibilità per donne, lavori gravosi e di cura”.