“Il primo nodo che verrà fuori al tavolo governo-sindacati, convocato per oggi alle 18, sarà quello delle pensioni. La posizione del governo, che guarda un graduale ritorno alla Legge Fornero, e quella dei sindacati, che chiedono una riforma complessiva che introduca nuovi criteri di flessibilità, non potrebbero essere più distanti”. (…) “La nostra proposta unitaria è conosciuta dal governo da mesi. Noi dobbiamo lasciare alle persone la scelta volontaria di andare in pensione dopo i 62 anni o con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età, sapendo che non tutti i lavori sono uguali e che quindi non possono esserlo neanche le regole pensionistiche, sapendo che non tutti i lavori sono uguali e che quindi non possono esserlo neanche le regole pensionistiche, quindi c’è la necessità di introdurre elementi di forte flessibilità in uscita dal mercato del lavoro, come fatto ad esempio con l’Ape sociale, dove chiediamo l’ulteriore allargamento. Inoltre bisogna riconoscere alle donne un anno di contributi in più per ogni figlio, sarebbe un segnale forte a sostegno della genitorialità, e garantire ai giovani, ai quali oggi viene applicato il sistema contributivo puro e che hanno carriere discontinue una pensione di garanzia”.
Quanto alle risorse stanziate in manovra, secondo Sbarra “sono assolutamente insufficienti, le pensioni non possono essere considerate solo un costo economico, ma c’è anche un tema di sostenibilità sociale. E comunque la riforma Fornero ha realizzato risparmi importanti, così come il finanziamento di Quota 100 non è stato interamente utilizzato. Noi chiediamo – dice ancora – che parte di questi risparmi vengano reinvestiti per cambiare il sistema pensionistico, introducendo elementi di equità, flessibilità e sostenibilità. Il governo deve recuperare un metodo del confronto con
il sindacato più strutturato e permanente, altrimenti la manovra rischia di nascere squilibrata e insufficiente a causa dello scarso dialogo che l’ha preceduta”.
Infine, sull’ipotesi di un’uscita flessibile dal lavoro dai 62 anni con penalizzazioni graduali, conclude il leader della Cisl, “aspettiamo di conoscere le posizioni del governo, per aprire un confronto senza tatticismi e senza fughe in avanti. Non vogliamo continuare ad avere notizia solo dai giornali. Il governo che ci piace è quello che ha firmato con noi i protocolli di sicurezza: sul tema delle riforme, dalle pensioni al fisco agli ammortizzatori sociali siamo condannati a lavorare insieme”.