“Siamo stati sempre del tutto autonomi dai governi. La nostra storia lo dimostra chiaramente. E da sempre guardiamo allo sciopero come strumento di estrema ratio, una scelta anche dolorosa perché implica il fallimento del momento negoziale e sacrifici per i lavoratori. Lo sciopero rimane uno strumento sindacale, finalizzato a portare risultati tangibili per le persone e non a esprimere opposizione a un governo o a un’area politica. In questo quadro, quando il dialogo si spezza siamo i primi a scendere in piazza: basti guardare alle mobilitazioni delle scorse settimane su Tpi, automotive e il suo indotto. (…) Usare la mobilitazione generale in modo compulsivo, oltre ad allontanare le persone dal sindacato, porta a toni sempre più alti e a un clima sempre più irrespirabile nei luoghi di lavoro e nelle comunità. Uno schema sbagliato che crea disagio tra lavoratori e cittadini, infuoca inutilmente le relazioni industriali, allontana il mondo del lavoro dai luoghi di decisione”