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Metalmeccanici. Fim Cisl con Adapt e Università Cattolica lancia ricerca online su lavoro agile. Benaglia: “Pandemia, un grande banco di prova, ma ora uscire dall’emergenza”

Pubblicato il 11 Mag, 2021

“La pandemia ha fatto esplodere la modalità di lavoro agile, lo smartworking, un fenomeno relegato fino a un anno fa a poche diverse migliaia di lavoratori e disciplinato da una legge, la 81 del 2017. Come Fim Cisl riteniamo che, per meglio comprendere questa modalità di lavoro senza infatuazioni ideologiche, bisogna analizzare cosa oggi in realtà rappresenta”. A parlare è il Segretario generale Fim Cisl Roberto Benaglia in una nota nella quale spiega come “per questo in collaborazione con Adapt e l’Università Cattolica di Milano” la Fim abbia lanciato, “quella che una volta si chiama indagine operaia, una grande campagna di ricerca per conoscere le reali condizioni dei lavoratori metalmeccanici oggi in smartworking, tramite un questionario online, di facile compilazione con il quale poter conoscere quanto e come si lavora in remoto, come si tengono le relazioni con l’azienda e come il tutto incide sulla vita personale e familiare”.

“Oggi secondo le stime parlano di oltre 500mila metalmeccanici che lavorano in questa fase di pandemia completamente o parzialmente con modalità agile. Ma l’esperienza significativa ed emergenziale legata alla pandemia, ora deve cedere il passo ad un modello sostenibile e duraturo di lavoro agile, che punti sulle competenze e che generi nel contempo capacità di risultati per le aziende e benessere e soddisfazione per chi lavora” sottolinea il leader della Fim ribadendo la necessità di “uscire quindi al più presto dalla gestione emergenziale che toglie qualsiasi voce in capitolo al lavoratore e dare spazio ad una contrattazione che sappia regolare al meglio questa modalità lavorativa è fondamentale. Non solo per migliorare i tempi vita/lavoro delle persone ma anche gli aspetti legati alla formazione, alla sicurezza ed ergonomia, il diritto alla disconnessione e le agibilità togliendo molti lavoratori dalla condizione di solitudine ed incertezza in cui oggi si trovano”.

“Questa ricerca – osserva Benaglia – ci aiuterà quindi a tarare al meglio le nostre politiche contrattuali sul lavoro agile e aiuterà il singolo lavoratore a capire se la modalità di lavoro agile che sta svolgendo sono sostenibili e a norma oppure no. Questi mesi sono stati un grande banco di prova, indietro non si torna, la sfida è promuovere e migliorare il lavoro agile aumentando il grado di controllo da parte dei lavoratori e mantenendo nel contempo buone condizioni di vita agile” conclude.

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