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Emilia Romagna. Cisl: “Drammatico crollo occupazionale nel settore della raccolta delle pere”

Pubblicato il 15 Lug, 2021

È drammatica la situazione occupazionale dei circa 3 mila lavoratori stagionali impiegati nella pericoltura modenese, uno dei distretti europei più importanti in questo tipo di produzione agricola.

Alla vigilia della raccolta delle pere nelle campagne modenesi (che va da metà luglio a metà ottobre) e delle operazioni di cernita e stoccaggio nei magazzini ortofrutticoli – operazioni che di solito proseguono nei successivi mesi invernali – gli effetti delle gelate della scorsa primavera sulla produzione dipingono un quadro devastante.

Si prevedono cali di prodotto intorno al 70-80%, con punte che arrivano al 90%. Nelle campagne si preannuncia una drastica riduzione della manodopera necessaria alla raccolta e, in vari casi, anche la rinuncia alla raccolta stessa in quanto economicamente svantaggiosa. Nei principali frigo ortofrutticoli della provincia sono previsti una lavorazione a regime ridotto e il fermo produttivo per vari mesi.

«Si tratta di una situazione mai verificata negli ultimi decenni – dichiarano Stefania Notariale (Flai Cgil Modena) e Piersecondo Mediani (Fai Cisl Emilia Centrale) – Gli effetti sull’occupazione sono drammatici perché molti stagionali rimarranno senza lavoro e stipendio per mesi, senza un ammortizzatore sociale adeguato. È vero che esiste l’indennità di disoccupazione agricola ma, per come è strutturata (il pagamento arriva l’anno successivo e diminuisce al diminuire del numero di giornate lavorate), non potrà aiutare i lavoratori a superare i mesi senza lavoro.

Stiamo chiedendo alle cooperative ortofrutticole di evitare la chiusura completa degli stabilimenti e attivare, dove possibile, un servizio di trasporto dei lavoratori verso altri stabilimenti, anche fuori provincia, dove si lavorano altre tipologie di frutta.

Alla Regione Emilia-Romagna, invece, chiediamo la cassa integrazione in deroga – concludono i due sindacalisti – analogamente ai casi eccezionali dovuti ad altre calamità naturali e alla pandemia».

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