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Lazio. Coronavirus, Fisascat-Cisl Roma Capitale e Rieti: “Oggi l’evento ‘Stress da lavoro’? Parliamone, fa bene”

Pubblicato il 27 Mag, 2021

Dialogo tra i delegati sindacali e il presidente dell’Osservatorio violenza e suicidio, psicologo e psicoterapeuta Stefano Callipo. Il Segretario Generale Stefano Diociaiuti: “Fondamentale non trascurare il lato psicologico ed emotivo di ogni lavoratore, persona e famiglia”

Cosa ha significato e significa la pandemia per i lavoratori, le persone, le famiglie? Quali sono le possibili reazioni, individuali e collettive, e come può il sindacato stare al meglio al fianco di ogni persona, nella sua unicità, aiutandola a superare anche il lato emotivo, psicologico, di questo periodo?

Questi i temi al centro dell’incontro “Stress da lavoro? Parliamone”, organizzato oggi in via telematica dalla Fisascat-Cisl di Roma Capitale e Rieti: un’occasione di dialogo e scambio tra i delegati sindacali, che fanno il possibile  quotidianamente per stare al meglio al fianco dei lavoratori, il presidente nazionale dell’Osservatorio violenza e suicidio, Stefano Callipo, e il Segretario Generale della Fisascat-Cisl Roma Capitale e Rieti, Stefano Diociaiuti.

E’emersa la profonda difficoltà generale di ognuno di ridisegnare i propri confini in base ai ‘restringimenti’ e ‘allentamenti’ delle misure anticontagio – la cosiddetta ‘pandemic fatigue’, e si è fatto il punto sulle particolari difficoltà di alcune categorie e sull’importanza di conoscere metodi per ‘ricaricarsi’.

“Alcune persone, alcuni lavoratori, alcune famiglie,  hanno attraversato periodi ‘doppiamente pandemici’ – ha spiegato Diociaiuti -, perché alle condizioni critiche generali si sono aggiunte preoccupazioni economiche e logistiche, che hanno privato molti del loro equilibrio emotivo. Si tratta di un tema che va assolutamente e urgentemente affrontato: il benessere del lavoratore e della persona, intesa nella sua complessità, nei suoi sistemi relazionali e familiari, non è e non può essere secondario”.

“Riteniamo importante, inoltre – ha proseguito il sindacalista – , affrontare ogni situazione nella sua specificità: c’è chi ha affrontato carichi eccessivi di lavoro, forti esposizioni al contagio, la mancanza di dispositivi di protezione individuali o la mancata applicazione delle misure anticontagio; c’è chi ha sviluppato forme depressive dovute allo smart-working e al cosiddetto ‘over-thinking; c’è chi ha perso il lavoro, chi è rimasto in un’attesa estenuante degli ammortizzatori sociali. Il sindacato non esiste soltanto per ‘risolvere i problemi’, ma anche per restare al fianco delle persone, sostenerle nella loro umanità”.

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