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Manifestazione Cgil Cisl Uil a Bologna. Sbarra al Governo: “Si può far ripartire il paese solo con il dialogo e con una straordinaria e comune assunzione di responsabilità”

“Ci ritroviamo oggi, in questa bella piazza, per far sentire forte la voce del mondo del lavoro. Siamo qui con le nostre idee e le nostre ragioni che hanno guadagnato spazio e forza grazie alle tante iniziative di mobilitazione di queste ultime settimane. In ogni luogo di lavoro, nelle aziende, sul territorio”. Così il Segretario generale della Cisl, intervenendo dal palco della manifestazione unitaria di Cgil Cisl Uil a Bologna, la prima delle 3 iniziative di mobilitazione organizzate per sostenere le richieste unitarie avanzate dai sindacati nei confronti del Governo e del Sistema delle Imprese al fine di ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali.

“Sono le vostre idee. Sono le vostre ragioni. -Ha proseguito Sbarra- Quelle delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati. Quelle dei precari, dei giovani e delle donne costrette ai margini del mercato del lavoro, dei migranti, degli anziani non autosufficienti, di tutti coloro che sentono bruciare sulla pelle il fuoco delle disuguaglianze e del disagio sociale alimentato prima dalla pandemia e poi, in quest’ultimo anno, dalla guerra in Ucraina, dalla crisi energetica e dall’inflazione. Non si può lasciar divampare questo fuoco. Va fermato. Va spento. Con tutti i mezzi necessari. Mettendo insieme tutte le energie di cui possiamo disporre”.
“Serve un grande soprassalto di consapevolezza. Tutti devono capire che il momento è adesso. Non “domani”. Adesso. Il Paese non può aspettare oltre. Le italiane e gli italiani hanno bisogno di risposte immediate. Risposte che non potranno arrivare da una singola voce, coltivando presunzioni di autosufficienza, credendo di avere in tasca ricette già pronte, che basta illustrare e poi applicare. Si può fare ripartire il paese solo con il dialogo, con il confronto di idee e proposte. Insieme. Con una straordinaria e comune assunzione di responsabilità”.

“Il Sindacato -incalza il Segretario della Cisl- sta dimostrando di averne moltissima. E la stiamo esercitando. Come è sempre stato nei momenti più difficili della nostra storia. Ma farebbe uno sbaglio clamoroso chi scambiasse questo nostro senso di responsabilità, persino questa pazienza, possa durare a lungo. Noi siamo più determinati che mai. E saremo più intransigenti che mai. Partendo da un presupposto tanto semplice, quanto chiaro e forte: il merito delle cose. Il giudizio delle azioni altrui basato non sulle parole, ma sui risultati concreti. Non possiamo accettare solo una informazione a cose. Non è questo il metodo che ci aspettiamo”.

“La convocazione a Palazzo Chigi da parte della Presidente del Consiglio, per esporre i contenuti del Decreto sul lavoro, può anche essere considerata positivamente ma è stata tardiva. L’incontro poteva e doveva avvenire prima per avere più approfondimenti.  Basta pensare ai tavoli avviati su previdenza e sicurezza sul lavoro e poi abbandonati, arenati per la pigrizia e per la scarsa responsabilità del governo. Basta contare i troppi provvedimenti importanti, dalla riforma dei meccanismi di governance del PNRR al decreto migranti, dal Superbonus alla Delega fiscale, approvati senza coinvolgere le Parti sociali. Non ci piace questo metodo.

Se l’incontro di domenica scorsa è il primo passo per tornare sulla via giusta, per aprire un percorso di dialogo strutturato, allora bene. Ma se invece resterà un episodio isolato, un gesto “diplomatico” compiuto alla vigilia del 1° maggio magari per tacitare il sindacato, allora sapremo tirare tutte le conseguenze del caso. Proprio perché noi restiamo, con estrema concretezza, al merito delle cose. E nel merito, lo ribadiamo oggi da Bologna: non ci siamo. Sia per quanto riguarda le riforme lavoristiche, sia sul piano della visione generale della politica di sviluppo, bisogna mettere al centro la dignità e stabilità del lavoro.

Abbiamo apprezzato il taglio del cuneo fiscale interamente a favore dei lavoratori. Un segnale positivo ma insufficiente, perché è una misura provvisoria, che deve essere rafforzata e diventare strutturale. Si cominci a valutare di tagliate le tasse sulle tredicesime e assicurare l’indicizzazione piena delle pensioni.  Si colpisca l’evasione che ammonta a 100 miliardi all’anno.

Vogliamo più investimenti sulla sanità per tagliare le lotte d’attesa, per le politiche sociali, per la non autosufficienza, rinnovare i contratti, più risorse, assunzioni e stabilizzazioni sulla scuola, sugli enti locali, sulla ricerca e l’innovazione digitale. E avviare un confronto approfondito per costruire i due pilastri di ogni strategia di crescita: da un lato un sistema pensionistico flessibile, stabile e inclusivo, e dall’altro un fisco redistributivo, che nel solco del principio costituzionale di progressività alleggerisca i ceti medi e popolari del lavoro e delle pensioni.

Tenere a posto i conti pubblici non basta. Pensare solo a questo è miope, oltre che ingiusto, se per farlo si sceglie sempre la stessa strada, quella dei tagli alla spesa pubblica. Ci sono troppi morti sul lavoro, basta con questa carneficina, è vergognoso che ogni giorno muoiano 4 persone nei luoghi di lavoro. Si ascolti il presidente Mattarella quando invita le istituzioni a considerare un assillo costante il tema del lavoro stabile, sicuro, di qualità. Noi, su tutto questo, non ci fermeremo mai. Continueremo a batterci. A dialogare. A contrattare. Ad incalzare istituzioni e controparti sociali. A mobilitarci quando serve. In modo responsabile e insieme intransigente”. Ha concluso Sbarra.

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