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Sbagliato l’accordo Ue-Turchia sui profughi. Furlan: “Abbattiamo i muri dell’egoismo. L’Europa deve cambiare passo”

Pubblicato il 17 Mar, 2016

Roma, 17 marzo 2016- “Di fronte ad una crisi umanitaria che ogni giorno si fa sempre più tragica, l’Unione Europea e gli Stati membri rispondono erigendo nuove barriere e trasformando il problema dei profughi che fuggono da situazioni di guerra e di miseria, in una materia di scambio politico ed economico con il Governo della Turchia, uno scambio che si configura come un possibile grave respingimento collettivo delle vittime di guerra”. Così la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan, in un suo articolo pubblicato da “Avvenire” ha commentato l’accordo Ue-Turchia sulla gestione dei profughi. “Si stima che ci siano stati almeno 4.000 morti in mare dall’inizio della crisi. Una cifra agghiacciante. Sono, soprattutto, bambini e donne, il cui destino è ogni giorno segnato da questo terribile dramma collettivo. Decine di migliaia di migranti e rifugiati sono accampati in condizioni disumane, spesso anche sul suolo di Stati europei. Dovrebbero essere presi in considerazione gli appelli accorati di Papa Francesco e del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ad affrontare seriamente i fenomeni migratori, occupandosi delle condizioni da cui essi scaturiscono, «perché nessuno lascerebbe la propria terra se potesse vivere in pace e in maniera accettabile nei Paesi dai quali proviene». È ora di dire basta all’egoismo di alcune nazioni che vogliono alzare un muro per rispondere ad una emergenza di così vaste proporzioni. Per questo, come sindacato abbiamo espresso la nostra più ferma condanna per i contenuti dell’accordo tra Ue e Turchia sul dramma dei migranti, un tema sul quale l’Europa sta dando prova di irresponsabilità e di debolezza verso le chiusure nazionalistiche. Noi consideriamo inaccettabile che l’obbligo all’accoglienza e a un trattamento umano dei rifugiati, sia ridotto a una fredda questione di finanziamenti alla Turchia allo scopo di contenere il flusso di profughi. Ecco perché l’Unione Europea deve ritrovare nel suo modello sociale e culturale, nei suoi princìpi originari la chiave per una risposta a questa emergenza in linea con gli accordi internazionali. Occorre una risposta fondata sulla solidarietà e sul principio di accoglienza, per evitare che la questione dei rifugiati – al pari delle politiche economiche sbagliate, dell’insistenza sull’austerità, del crescere delle disuguaglianze e del disagio sociale – divenga un possibile elemento di disgregazione dell’Europa stessa ed il fattore di crisi irreversibile del processo di integrazione. Dobbiamo dare voce alla grande preoccupazione che emerge sul futuro dell’Europa, e per questo chiediamo al Governo italiano, che su questa emergenza si è mosso in maniera corretta, non solo di non rassegnarsi a un accordo con Ankara che rappresenta un compromesso al ribasso, ma anche di battersi per evitare che aree, regioni e nazioni europee divengano zone di esclusiva realizzazione di campi e centri di detenzione. È giunto il momento che la Confederazione europea dei sindacati, che negli ultimi mesi ha reiterato le critiche all’approccio e alla politica contraddittoria sulla questione da parte delle autorità europee, metta in campo iniziative adeguate, anche in termini di mobilitazione, per continuare a incalzare la Commissione europea e gli Stati membri e ottenere per i rifugiati, i richiedenti asilo e migranti, un trattamento all’altezza dei valori culturali che sono alla base del processo di costruzione di una vera Europa unita”.

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