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Lavoro. Sbarra: “Ora un patto tra Governo e parti sociali sulle riforme per il lavoro”

Pubblicato il 4 Lug, 2021

«L’accordo che abbiamo trovato dopo il lungo negoziato con il premier Mario Draghi sul blocco dei licenziamenti è stato un segnale importante . Un primo passo in quella necessaria stagione di concertazione di cui il Paese ha bisogno dopo anni di disintermediazione sterile e di sottovalutazione del ruolo delle parti sociali. Per questo l’appello che la Cisl fa oggi al presidente del consiglio, alla Confindustria ed alle altre associazioni datoriali è quello di far tesoro di questa intesa, e di rispettarla fino in fondo. Andiamo avanti insieme verso la costruzione di un vero patto sociale per il lavoro, la crescita, le riforme economiche, in modo da far ripartire il paese in un clima di condivisione e di coesione». È quanto sottolinea oggi il Segretario Generale della Cisl Luigi Sbarra in un lungo colloquio con il Sole 24 Ore.

Per il  numero uno della Cisl, il paese deve ripartire dal lavoro «stabile, sicuro, di qualità, soprattutto per giovani e donne, le realtà sociali più colpite dalla crisi. I diritti e le tutele vanno garantiti ed estesi in tutti i luoghi di lavoro, a partire dai settori della logistica e della gig-economy dove spesso – ha detto Sbarra – prevale uno sfruttamento legalizzato fatto di cottimo e di contratti pirata. È importante che le parti sociali abbiano confermato l’impegno ad una rapida conclusione della riforma degli ammortizzatori sociali, che devono diventare universali ed essere collegati a politiche attive efficaci, in grado di assicurare sempre alla persona sostegno al reddito legato a percorsi di riqualificazione. Su tutto questo è auspicabile un fronte comune con Confindustria».

La sfida è ora riempire di contenuti il patto con le imprese. Secondo il Segretario generale della Cisl, bisogna rilanciare gli investimenti pubblici e privati, una nuova visione di politica industriale, la formazione delle nuove competenze, la transizione digitale, il futuro del Mezzogiorno. «Dobbiamo vincolare le risorse del Pnrr ad aumenti occupazionali netti, all’applicazione dei contratti, alla salute e sicurezza nei siti produttivi, alla legalità. Le Parti sociali devono entrare concretamente nel monitoraggio sui crono-programmi, qualità della spesa, tempi certi di realizzazione, legalità e trasparenza. Da solo il Governo non va da nessuna parte». Tra Pnrr, nuova programmazione dei fondi strutturali, Fondo Sviluppo Coesione e React EU ci sono sul tavolo ingenti risorse, ha proseguito Sbarra,  per sostenere ripartenza economica e sviluppo, lavoro, contrasto alle disuguaglianze ed alle povertà. «Occorre  un grande intervento per unire il paese, puntando su innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale, ma anche sulla partecipazione dei lavoratori alle decisioni d’impresa, che è la vera sfida che noi oggi lanciamo alle aziende. Capitale e lavoro devono marciare insieme per aumentare competitività e salari, difendere i nostri asset industriali strategici, creare nuove comunità produttive più efficienti». La questione tempo è cruciale, specie sulla riforma degli ammortizzatori sociali, dove occorre trovare presto un punto di equilibrio. Per la Cisl resta essenziale una vera riforma degli ammortizzatori, che deve poggiare su basi mutualistiche e assicurative, coprire tutti i lavoratori, dipendenti, parasubordinati e autonomi, piccole aziende sotto i 6 dipendenti, ed essere integrata a vere politiche attive. «Bisogna accelerare il confronto. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha annunciato a breve una convocazione. Io dico:  impegniamoci responsabilmente e chiudiamo la questione entro breve tempo».

Sul fronte politiche attive, Luigi Sbarra ha ricordato che in Germania e Francia le agenzie per l’impiego hanno una dotazione di personale che è 16 in più volte quella del nostro paese, in Francia 10 in più. Partendo da questi numeri, ha chiesto, subito, più investimenti, di rilanciare l’assegno di ricollocazione e di promuovere una spinta sinergica ed integrata tra pubblico e sistema privato di collocamento, incrociare le banche dati. «La riforma -ha proseguito Sbarra – va accompagnata da un piano formativo che dobbiamo fare insieme alle imprese, al mondo della scuola e dell’università, agli Its, per abbattere lo skill mismatch che frena le assunzioni. È importante che il governo, nel nuovo decreto Lavoro, abbia raccolto la proposta Cisl di istituire un Fondo speciale per i percorsi di riqualificazione delle persone in cassa integrazione e in Naspi. Lo stanziamento di 50 milioni è un primo tassello, ma ora bisogna andare fino in fondo». Sono i numeri a rappresentare l’urgenza, con oltre 2 milioni di Neet e un tasso di disoccupazione giovanile oltre il 30%. «Sottrarre le persone da condizioni di inattività, accompagnandole lungo le fasi di transizione lavorativa, resta una grande priorità anche per rilanciare le competenze digitali e sostenere la trasformazione tecnologica delle aziende». Del resto, è il ragionamento di Sbarra, il mercato del lavoro sta piano piano ripartendo (180mila occupati in più da maggio a gennaio, tutti a termine). E per questo che vanno superate le rigidità del decreto dignità: «Bisogna affidare alla contrattazione, specialmente a quella decentrata, le causali per le proroghe dei contratti a termine e in somministrazione, che oggi sono ingabbiati dalla legge, con il risultato che si riducono le assunzioni e aumenta il turnover dei lavoratori – ha concluso il numero uno della Cisl -. La contrattazione nazionale e aziendale può garantire meglio le richieste di flessibilità delle imprese e nello stesso tempo favorire la stabilizzazione del lavoro. Le relazioni industriali devono essere protagoniste della ripartenza post-Covid: non abbiamo bisogno di supplenze legislative su salario minimo, regolazione della rappresentanza, smart-working. I contratti e la bilateralità, sistemi di relazioni sindacali responsabili e partecipativi sono in grado di affrontare questi temi con maggiore efficacia, equità, adattività rispetto a qualunque norma di legge».

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