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Barometro Cisl: Il benessere delle famiglie italiane ancora sotto il livello del 2011

Pubblicato il 25 Lug, 2016

Fatto 100 il valore degli indicatori di banessere complessivo nel 2007, nel primo trimestre del corrente anno si è arrivati a 91.1. Si tratta, certamente, di una posizione migliore rispetto a quella segnata all’inizio del 2015 e che era pari a 84.8, ma ancora molti punti sotto la doppia caduta del livello dell’attività economica, che si è avuta in questi anni. Non si è ancora ristabilito neanche il livello d’inizio 2011, ovvero quella del calo più recente. Le icone meteo del Benessere /Disagio delle famiglie mostrano una situazione che è migliorata di più nel campo del Lavoro, per i provvedimenti che hanno rafforzato quantità e soprattutto qualità dell’occupazione, rispetto al dominio dell’Attività economica, che è rimasto più condizionato da una bassa crescita, certamente insufficiente a recuperare le cadute precedenti. I 33 indicatori delle 5 aree tematiche considerate (Attività economica, Lavoro, Istruzione, Redditi/ Pressione fiscale, Coesione sociale), presentano le situazioni in miglioramento e quelle ancora critiche. La ripresa del 2015 è stata troppo fragile per migliorare le condizioni di vita delle famiglie e le attese per il 2016 sono in ridimensionamento. C’è da temere, infatti, che gli effetti della Brexit sull’attività economica interna e sulle condizioni finanziarie, innestandosi su una crescita già insufficiente, riportino indietro il Barometro. Le famiglie sono così da diversi anni in una condizione peggiore rispetto alla fase precrisi; e questo non può che essere un elemento di insoddisfazione, poco scalfito da miglioramenti che appaiono limitati, non decisivi e potenzialmente temporanei. “La prospettiva di una crescita stabile e di lungo periodo del nostro paese dipenderà dalle scelte che si faranno a livello Europeo- sottolinea la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan commentando i dati.“Bisognerebbe aprire una fase costituente per riscrivere la Costituzione Europea, mettendo da parte definitivamente il fiscal compact e varare un pacchetto di provvedimenti sociali immediati: 1)un piano di investimenti finanziato attraverso Eurobond e Project bond di almeno 1.000 mld (mille miliardi) di € aggiuntivo al Piano Junker ed integrato dai Piani di investimenti nazionali stornati dal calcolo del deficit; 2) un Fondo europeo integrativo dei sussidi nazionali di disoccupazione, quando il tasso di disoccupazione in un Paese membro supera il tasso medio europeo; 3) un Piano permanente di politiche attive per l’occupazione giovanile. Solo un colpo d’ala perentorio può sperare di contrastare il contagio della BREXIT, di impedire la disgregazione dell’intera architettura europea e di rilanciare l’Unione politica. Anche le politiche economiche nazionali dovrebbero concentrarsi sul potenziamento dei consumi interni (che hanno trainato la ripresa del 2015) attraverso una riforma fiscale con effetti redistributivi a favore delle aree sociali medie e basse e con una strategia di crescita della produttività e di equa distribuzione salariale dei risultati. La Cisl ha lavorato su entrambi i fronti presentando in Parlamento, nel settembre 2015, un Disegno di legge di riforma fiscale di iniziativa popolare (1.000 € netti annui di beneficio fiscale per i redditi sino a 50.000 € annui, con patrimoniale ordinaria sulla ricchezza mobilitare ed immobiliare esclusi i titoli di stato italiani e la prima casa non di lusso) e sostenendo la fiscalità di vantaggio sul salario di produttività, redditività, risultato (introdotta dal Decreto 25.3.2016 in attuazione della Legge di stabilità 2015).

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