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Metalmeccanici. Fim Cisl: “Lavoro, sicurezza, salute e lavoro al centro. Risolvere le crisi e aprire tavoli di confronto, il Paese riparte con il lavoro”

Pubblicato il 28 Mag, 2021

 

Da inizio anno c’è stata una escalation di morti sul lavoro ingiustificabile, un bollettino di guerra, servono maggiori controlli e investimenti su salute e sicurezza, ci sono poi le crisi. Come emerge dal nostro recente report, sono oltre 56 mila tra lavoratrici e lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro. Sono quelli legati ai 52 tavoli di crisi nazionali aperti al Ministero dello Sviluppo Economico  e ai 47 tavoli Regionali – Oggi come Fim siamo alla manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil a Roma davanti a Montecitorio con i lavoratori di molte di queste aziende  in crisi.Ci sono i lavoratori della Blutec ex- Fiat di Termini Imerese, Piombino JSW ex-Lucchini, ex-Alcoa, ex-Ilva,  IIA, ex-Embraco, Alcar, Jabil, Bekaert, Selta, a cui si aggiungono quelli della Elica che oggi protestano a Fabriano. Decine  e decine di crisi, mai risolte, con una concentrazione di situazioni critiche  nel  Mezzogiorno del Paese e nelle Isole maggiori quelle che maggiormente avrebbero necessità di politiche industriali che puntino alla modernizzazione delle infrastrutture e investimenti che  aiutino le imprese  a fare il salto tecnologico.

Ci saremmo aspettati dopo l’annus horribilis della pandemia, in un momento in cui si intravede la ripresa, maggiori risorse da parte del governo sugli ammortizzatori e la proroga dei licenziamenti. E invece, ieri eravamo in piazza SS. Apostoli con i lavoratori della Whirlpool che rischiano il 30 giugno di essere licenziati, dopo le promesse fatte dai vari governi e dalla politica di ogni schieramento su una soluzione –   e oggi siamo qui a Montecitorio insieme alle altre migliaia di lavoratori delle altre categorie produttive perché rischiamo uno tsunami sociale proprio ora che il Paese prova a ripartire.

A queste poi, si sommano quelle legate ai cambiamenti e alle transizioni tecnologiche che alcuni importanti settori metalmeccanici stanno attraversando, a partire da quello dell’automotive, su cui è sempre più impellente un tavolo di confronto per la gestione della transizione ecologica e tecnologica. Ci sono poi quelle strettamente legate alla crisi covid, come il settore dell’aeronautica, in sofferenza per il calo del traffico aereo,  e  l’elettrodomestico mai completamente ripresosi dopo la prima ristrutturazione degli anni ’90 e  quella dell’ultimo decennio di quel che restava dei gruppi storici Italiani. Vertenze che si trascinano da anni e che vanno assolutamente risolte. Non ci aspettiamo certo, che le cose si risolvano con la bacchetta magica, ma in una fase come questa in cui si comincia a vedere l’uscita dalla pandemia e la ripresa, il segnale più sbagliato che si può dare è quello di aprire ai licenziamenti. Una scelta su cui ci aspettiamo un passo indietro del governo a cui chiediamo invece, di farsi in carico di queste crisi per trovare una soluzione dentro le strategie di rilancio del PNRR per dare la possibilità a queste aziende e a questi lavoratori di superare quest’anno e agganciare la ripresa mantenendo i livelli occupazionali, per farlo serve un nuovo patto sociale e riaprire una stagione di confronto e dialogo. Il Paese riparte con il lavoro

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