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Infrastrutture: Sbarra: “Fare tesoro del ‘modello Genova’ per la ripartenza del paese. Draghi convochi tavolo su partenariato del Pnrr”

Pubblicato il 29 Ott, 2021

“Sulle infrastrutture materiali, sociali e digitali si giocherà la ripartenza ed il futuro del nostro paese, una sfida resa ancora più urgente dagli effetti della pandemia”. Lo ha detto il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, al Convegno sulle infrastrutture organizzato oggi a Genova dalla Cisl Liguria e dalla Filca Cisl. “Dobbiamo fare tesoro del “Modello Genova” e della ricostruzione del ponte Morandi che è stata la prova più chiara di come si può affermare un modello virtuoso in cui ciascuno fa la sua parte con senso di responsabilità, competenza e trasparenza. È questo il cammino da seguire. È di questo che ha bisogno tutto il Paese per ripartire. Dobbiamo connettere l’Italia all’Europa e al mondo, generare occupazione e coesione, realizzare sicurezza, sviluppo, crescita e produttività, integrare territori e comunità, garantendo alle persone pieno esercizio dei diritti di cittadinanza. Bisogna costruire su questo obiettivi un fronte della responsabilità che unisca istituzioni, politica, corpi intermedi e batta quelle truppe del no che per anni si sono opposte al progresso. Per questo chiediamo al Governo Draghi di convocarci nei prossimi giorni per siglare il protocollo che dia concretezza ai tavoli di partenariato del Pnrr. Questa è la grande occasione che non dobbiamo sprecare. Solo per le infrastrutture e la mobilità sostenibile ci sono oltre 30 miliardi. Che diventano più di 500 se consideriamo l’intera dotazione del Piano e degli altri fondi nazionali ed europei. Sono risorse maggiori di quante ne abbia avute l’Italia nell’immediato dopoguerra. E che devono aprire una stagione di coesione e crescita. Sbloccare risorse in strade, autostrade, aeroporti, rilanciare la manutenzione delle arterie esistenti, potenziare la portualità, l’intermodalità, significa dare lavoro a oltre 400mila persone e garantire un impulso formidabile al nostro tessuto produttivo. Abbiamo un problema su tutti: lo sblocco di progetti già approvati che tuttavia restano ostaggio di decisioni tortuose. Gli investimenti sono dispersi in innumerevoli lotti e il coordinamento latita per la moltiplicazione dei centri di comando. Questo aggrava il rischio di infiltrazioni della criminalità, pronta, specialmente oggi, ad approfittare di qualunque varco. La cura a questi mali sta in una partecipazione che assicuri monitoraggio, controllo e consenso vero alle innovazioni e ponga un argine alla sindrome del “no” delle minoranze rumorose. Assicurando così velocità nelle varie fasi delle opere, dal progetto alla consegna, inserendole in un quadro funzionale a un disegno nazionale”.

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