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Emilia Romagna. Ripresa economica e occupazione, Reggio coglie meno il rimbalzo dei primi sei mesi. Papaleo (Cisl): “Occorre più lavoro stabile”

Pubblicato il 10 Nov, 2021

A Reggio Emilia l’occupazione cresce nei primi sei mesi dell’anno, ma con un rimbalzo (a maggio) inferiore della media regionale. A rilevarlo è la Cisl Emilia Centrale: nel primo semestre 2021 il saldo tra attivazioni e cessazioni dei rapporti di lavoro dipendente ha registrato un saldo positivo di +1.861 un dato che, a livello di confronto, è esattamente la metà della, pur più produttiva, Modena.
Una crescita sarebbe stata maggiore senza la contrazione di giugno (-701 unità), causata da un’impennata delle cessazioni comunque compensata dal trend dei primi 5 mesi dell’anno.

Lo rivelano i dati dell’Agenzia regionale per il lavoro, esaminati dalla Cisl Emilia Centrale. Nel dettaglio dell’analisi emerge un aumento complessivo delle assunzioni nel periodo gennaio-giugno è stato fortemente trainato dall’industria (+1.437 unità), seguite da commercio, alberghi e ristoranti (+359) – superati i livelli precovid, in termini assoluti – e dalle costruzioni (+229), quest’ultime rinvigorite dagli incentivi in atto. Stabili i servizi (-2 unità), in sofferenza l’agricoltura, silvicoltura e pesca (-207 unità nei primi sei mesi).

Quanto alle tipologie contrattuali, accanto alla crescita del lavoro a tempo determinato, apprendistato e in somministrazione (1.641 unità in più) e un moderato aumento del tempo indeterminato (+194).

«Il Covid continua a fare sentire i suoi effetti sull’economia. A Reggio Emilia, purtroppo, più che rispetto ad altre zone. Certo, è in corso una ripresa sostenuta ma riteniamo che non corrisponda un uguale aumento dell’occupazione, soprattutto a tempo indeterminato – commenta la neo segretaria generale della Cisl Emilia Centrale Rosamaria Papaleo – Dobbiamo creare posti di lavoro stabili e di qualità, superando il paradosso dei lavoratori qualificati che le nostre imprese faticano a trovare. Diversamente si genera instabilità e questa si addensa nelle qualifiche più basse, con durate di attività molto brevi e quindi con grandi vuoti economici e previdenziali, alimentando mese dopo mese il bacino del lavoro povero, soprattutto nel settore turistico».

La segretaria Cisl manifesta preoccupazione per l’elevato costo delle materie prime, dell’energia e dei semilavorati per l’industria.

«Oggi, però, la preoccupazione maggiore riguarda l’aumento degli infortuni sul lavoro, non di rado con esiti mortali – sottolinea Papaleo –. La comprensibile voglia di recuperare le perdite accumulate durante la pandemia non giustifica la violazione delle norme sulla salute e sicurezza. Servono una diffusa cultura della sicurezza e tanta formazione pratica, specie nei settori più a rischio, come l’edilizia. Da tempo a riguardo chiediamo più controlli e aumento del personale deputato agli stessi».

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