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Sardegna. Farina (Fnp): “Servizi sociali. Secondo i dati del secondo rapporto “Sanità e territorio” la regione spende molto ma spende male”

Pubblicato il 17 Lug, 2021

I comuni sardi per servizi sociali spendono in media 243 euro per abitante. Con questo dato – registrato dal secondo “Rapporto Sanità e territorio – I servizi sociosanitari dei Comuni italiani “ realizzato da Federsanità, Anci e Ifel” presentato lo scorso 8 luglio – la Sardegna si piazza al terzo posto nella classifica delle regioni italiane per spesa servizi sociali: al primo posto è il Trentino Alto Adige con 392 euro, al secondo il Friuli Venezia Giulia con 277 euro, e al terzo la Sardegna.

Relativamente all’assistenza anziani il rapporto registra che nel 2018 – ultimo dato disponibile – solamente il 35,5% dei comuni sardi è coperto da un servizio con strutture residenziali proprie o con rette/contributi pagati dai comuni per gli utenti di strutture residenziali private.

Per quanto riguarda la spesa per l’assistenza sostenuta dai comuni singoli o associati per tipo di prestazione, in Sardegna il 54,7% della spesa è assorbito dall’assistenza domiciliare e socio-assistenziale, il 24,3% per voucher, assegno di cura o buono sociosanitario.

Solamente il 20,7% dei comuni sardi – secondo l’Istat – nel 2018 nell’area anziani è coperto sul fronte dell’assistenza domiciliare integrata con quella sanitaria. Nella relativa graduatoria nazionale ci sono regioni che stanno peggio della Sardegna, anche del nord Italia: Liguria (10,7% dei Comuni), Trentino Alto Adige (7,4%), Lombardia (8,6%) . La regione messa meglio sotto il profilo dell’integrazione socio-sanitaria è il Piemonte con 88,3 comuni coperti, seguita dalla Puglia (81,4 % dei comuni) e Veneto(78,5% dei comuni).

“Rispetto ai servizi sociali per gli anziani – dice il segretario generale FNP, Alberto Farina – la situazione negli ultimi decenni è migliorata molto, almeno relativamente alla spesa per abitante, anche per merito delle lotte sindacali. Purtroppo gli effetti pratici e qualitativi sono a macchia di leopardo, cioè in certi comuni si sfiora l’eccellenza in altri a volte non si raggiunge la sufficienza nei servizi sociali destinati agli anziani. Le ragioni della nostra mobilitazione sui problemi socio sanitari dell’isola riguardano anche la scarsa integrazione tra sanità e assistenza, che in una regione dove la popolazione anziana tende ad aumentare è fondamentale anche per ridurre i costi della sanità generale conservando la qualità”.

Nel 2018, si legge nel Rapporto, la spesa nazionale dei comuni (Fonte Istat) per i servizi sociali raggiunge 7,47 miliardi di euro, proseguendo un trend di crescita iniziato nel 2016 con l’allentarsi dei vincoli di finanza pubblica. Rispetto al 2013 il dato ha subìto una variazione positiva pari all’8,9%. Sempre nel 2018 la spesa media dei comuni per i servizi sociali per abitante è pari a 124 euro (era di 120 euro pro capite nel 2017) con differenze molto ampie a livello di ripartizione geografica: nel Mezzogiorno è pari a 78 euro, poco meno della metà del dato registrato al Nord (152 euro). Agli ultimi posti della graduatoria nazionale si trovano Basilicata 59 euro per abitante, la Campania (56€), ultima la Calabria (22€).

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