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Giornata mondiale del Rifugiato
Sbarra: “Necessaria una politica che promuova gli ingressi legali per il lavoro in Europa”

“Dai dati del 2020 nel Mondo sono state oltre 82 milioni le persone in fuga, a causa di guerre, persecuzioni, carestie e cambiamenti climatici, verso un futuro di pace e speranza. Sono dati drammatici che che devono far riflettere tutti”. Lo dichiara il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra oggi 20 giugno.

“Molti di questi profughi percorrono la rotta del Mediterraneo e quella balcanica che parte dalla Grecia, sbarcando nelle nostre coste e troppi di loro perdono la vita. Sono migranti economici in cerca di una vita migliore e migranti bisognosi di protezione internazionale, mortificati nella loro dignità lungo il percorso migratorio, nei campi libici, per mano di trafficanti di esseri umani“. aggiunge Sbarra.

“La situazione, con la bella stagione, potrà solo peggiorare ed è un dovere dell’Unione europea e degli Stati nazionali mettere in campo tutte le azioni politiche possibili per rispondere a queste emergenze. Innanzitutto bisogna ripristinare un sistema europeo di ricerca e soccorso in mare perché non accadano più tragedie e concertare un sistema solidale di redistribuzione dei migranti per alleggerire l’impatto su Italia, Grecia e Spagna su base volontaria, ma auspicabilmente con vincoli più stringenti per quei Paesi ‘frugali’ e del blocco di Visegrad che sono refrattari alla condivisione delle responsabilità e ad alcuni principi fondanti dell’UE stessa”.

Per la Cisl è necessaria una politica che promuova ingressi legali per lavoro in Europa, una vera riforma del Trattato di Dublino e l’incentivazione delle positive esperienze dei “corridoi umanitari” come strumento di protezione e integrazione.
“Al “Piano di ripresa e resilienza”, l’Europa deve affiancare un Next Migration Ue che si fondi su responsabilità comuni e condivise, su ingressi legali e sicuri e che affronti le questioni migratorie non come un male da abbattere, ma una risorsa preziosa da gestire nel solco della solidarietà e della responsabilità condivisa tra Stati.
Il nostro Paese deve fare la sua parte ed uscire da un inconcludente dibattito di contrapposizione sull’immigrazione.

Ci vuole una politica migratoria che abbia una visione più lungimirante, programmando, anche per il nostro Paese, flussi regolari d’ingresso in base alle esigenze del mercato del lavoro in continua trasformazione e colpito dalla pandemia. Pensiamo ai settori dell’agricoltura, dell’edilizia, turistico-alberghiero, terziario, lavoro domestico, assistenza e cura alla persona”.

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