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Whirlpool. Sbarra: “Governo metta in campo ogni strumento per obbligare le aziende a rivedere la scelta di chiudere le fabbriche”

“Le vicende emblematiche della Whirlpool a Napoli, della Gianetti Ruote a Monza, della GKN a Firenze e della Timken a Brescia rappresentano la cartina di tornasole di un sistema economico e produttivo in crisi di identità, dove spesso prevale solo la logica del profitto e della speculazione finanziaria, senza alcun rispetto per le persone e complessivamente del nostro Paese”. È quanto sottolinea oggi in una lettera aperta sul quotidiano “Il Messaggero” il Segretario Generale della Cisl, Luigi Sbarra. “Noi pensiamo che sia arrivato davvero il momento di affrontare seriamente il tema di una nuova politica industriale, anche in una logica comunitaria, cambiando in meglio il sistema economico, con regole omogenee, tutele e garanzie per l’occupazione, vincoli e sanzioni pesanti per chi non rispetta gli accordi e non con questa deleteria concorrenza fiscale e del costo del lavoro che si scarica solo sulle persone più deboli”, aggiunge il leader Cisl. “In questa stagione certamente difficile bisogna far rispettare l’avviso comune dello scorso 29 giugno tra Governo e parti sociali che impegna tutte le aziende ad utilizzare gli strumenti previsti dalla legislazione vigente e dai contratti come gli ammortizzatori sociali, i contratti di solidarietà, intese sulla riduzione dell’orario, prima di avviare qualsiasi processo di risoluzione dei rapporti di lavoro. La Confindustria e le altre associazioni datoriali devono fare di tutto per riportare queste aziende nel tracciato della responsabilità sociale. Allo stesso tempo diciamo al Premier Draghi ed al Governo di mettere in campo ogni strumento per obbligare Whirlpool e tutte le altre aziende a rivedere la scelta di chiudere le fabbriche, attivando subito a Palazzo Chigi il tavolo di monitoraggio che abbiamo istituito sulle crisi aziendali”. Sbarra aggiunge che “bisogna chiudere entro il mese di luglio la riforma degli ammortizzatori sociali, per non lasciare nessun lavoratore senza protezioni e tutele, a prescindere dalla dimensione dell’azienda e del tipo di contratto, avviando anche la discussione su una vera riforma delle politiche attive e dei centri per l’impiego, definendo piani sociali che puntino sulla formazione e sulla crescita delle competenze, soprattutto digitali”.

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